Il leone, il re della foresta, a rischio estinzione

L’allarme lanciato dal WWF: "Degrado degli habitat naturali, bracconaggio e commercio illegale ci stanno portando via il re della foresta". Senza dimenticare gli effetti della pandemia.

Il leone, il re della foresta, a rischio estinzione

Secondo una ricerca del World Commission of protect areas e l’African Wildlife Foundation, i leoni sarebbero a rischio di estinzione, soprattutto a causa dell’uomo e del bracconaggio; gli artigli e i denti, infatti, sono molto richiesti. Secondo i risultati e le previsioni di questa ricerca, la presenza dei leoni nell’ultimo anno è calata del 90% e si prevede che calerà di un ulteriore 50% nei prossimi 20 anni.

L’habitat si trova in uno stato di degrado ed il coronavirus ha contribuito a far diminuire la specie. Si trova ora come categoria vulnerabile, in 26 paesi africani sono già estinti. Secondo il World Travel and Tourism Council, la mancanza assoluta di turismo in Africa, dovuta alla pandemia, ha causato la perdita di milioni di posti di lavoro e l’assenza dei ranger a controllare la situazione contro il bracconaggio.

È stata lanciata una campagna solidale a nome SOS leoni grazie alla quale, fino al 23 maggio, sarà possibile dare un contributo al numero 45585, e si potrà donare tramite chiamata o sms, per salvaguardare i leoni, per raddoppiarne il numero entro il 2050. Avverrà nel territorio tra Kenya e Tanzania, in cui c’è una popolazione di 4000 leoni.

Altro fattore importante per la perdita dei felini è il degrado in cui versa il loro habitat quotidiano, a causa della mancanza di personale che ne assicurava il corretto funzionamento, oltre alla cacciagione illegale che non si trova più sotto controllo. C’è anche un appello da parte di alcuni vip per sensibilizzare verso la salvaguardia della specie. 

Grazie al turismo verso i leoni le comunità ricevono degli importanti benefit, tra cui la possibilità di creare attività imprenditoriali e di generare occupazione e reddito. In Africa il turismo naturalistico genera più di 1/3 di tutte le entrate legate al turismo; prima della pandemia le aree protette ricevevano circa 8 milioni di visitatori l’anno,  dopodichè c’è stato un crollo vertiginoso.

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