Il progetto “Cat Tracker” è stato sviluppato negli Stati Uniti con un obiettivo molto preciso, quello di scoprire la vita dei gatti domestici quando si allontanano da casa. La rete di dati è stata raccolta attraverso l’installazione di oltre mille collari dotati di GPS per altrettanti gatti sparsi in ambienti anche diversi di quattro continenti.
Il “Cat Tracker” ha dato dei risultati in parte sorprendenti. Innanzitutto una buona percentuale dei gatti, in realtà, non si muove molto, si aggira nel raggio di 100-150 metri dal cortile di casa e, anche se si muove molto, non si allontana. Se molti hanno un territorio piuttosto limitato, altri gatti si aggirano su aree di caccia consistenti, su una distanza di oltre 10.000 metri, mentre una piccola percentuale aveva addirittura percorso aree enormi.
I gatti, inoltre, portano con loro anche un dato che mette in pericolo la fauna locale, quindi un dato negativo: seguendo i movimenti di questi felini con il GPS, si è scoperto che almeno un quarto dei gatti va a caccia in aree dove vivono animali selvatici, alcuni anche sotto protezione e tutela, provocando stress e paura negli esemplari più deboli. Non che il gatto sia un mietitore di vittime, ma compiendo il suo ruolo naturale di cacciatore limita di molto la libertà di movimento e di approvvigionamento di cibo di molte specie di mammiferi.
I gatti che vivono in aree libere e di campagna corrono, inoltre, meno rischi, ma quelli che vivono nelle aree cittadine, è stato calcolato attraverso il “Cat Tracker”, che attraversano in media tra le quattro e le cinque volte al giorno una strada trafficata, correndo forti rischi. I padroni dei gatti messi sotto esame dal progetto, infatti, si sono detti molto preoccupati da questo dato.
Inoltre i movimenti dei gatti nelle aree selvatiche, a caccia di prede o per incontrare altri simili che svolgono anch’essi l’attività predatoria, sono possibili bersagli da parte di altre specie, trasformandosi così da cacciatori a prede: nelle aree più selvatiche degli Stati Uniti, ad esempio, i coyote possono costituire un pericolo per i gatti, come i dingo in Australia. Il prossimo passo del “Cat Tracker” è quello di dotare i gatti, oltre di GPS, anche di microcamere, come quelle montate sui ghepardi in Africa.