A Grosseto c’era molta gente che era abituata a vedere girare per le loro strade alcune colonie di gatti, e queste persone davano loro del cibo lasciandolo in delle ciotole o dei contenitori e coloro che amavano i gatti, senza possederne alcuno, avevano modo di coccolarli e di avere un contatto con questi splendidi animali.
Da alcune settimane, però, una nutrita colonia di questi felini è improvvisamente scomparsa dalle strade del capoluogo maremmano. Qualcuno dapprima ha pensato a un allantonamento volontario, inteso come un marcato cambio di territorio per la caccia alle piccole prede e per cercare altro cibo, ma dei gatti, anche negli altri quartieri, nessuna traccia.
Un avvocato che lavora in città, Andrea Fabbri, da molti anni si occupa di questi felini che non hanno una casa e personalemente, assieme ad altri volontari, dà loro del cibo e li porta in cura dai veterinari qualora qualcuno di essi registri qualche pericolosa patologia. L’avvocato ha condotto indagini personali durate un paio di settimane ed ha tratto le sue conclusioni, purtroppo poco rassicuranti.
L’avvocato Fabbri spiega che questa colonia, composta da circa venti gatti, era solita vivere nella zona nella quale lavora, poi ha cercato con i volontari nel territorio limitrofo della città. senza trovare nemmeno le carcasse, nel caso qualcuno li abbia uccisi oppure nel caso abbiano incontrato sulla loro strada animali ostili. Così l’avvocato Fabbri teme che qualcuno li abbia catturati, se ne sia cibato e poi se ne sia liberato.
A coronare i sospetti di Fabbri sono alcuni resti trovati in una sede della ex ASL di Grosseto, ora abbandonata, ossa e pelli attribuibili ad alcuni gatti. L’avvocato ha così contattato anche la municipalizzata dei rifiuti incaricata della raccolta delle carcasse dei gatti morti in città e per le strade ed essi hanno risposto che questi ritrovamenti hanno avuto un calo verticale negli ultimi mesi.
L’allarme che a Grosseto si aggiri un gruppo di persone o, addirittura, un singolo individuo che si cibi di carne di gatto è ora molto concreto e la comunità di persone che si occupava di loro si sta mobilitando, assieme alle forze dell’ordine, per cercare il responsabile o i responsabili.