Nel corso dei secoli il concetto di arte si è evoluto fino a rivoluzionarsi completamente. Fino a non molto tempo fa ciò che oggi chiamiamo arte e che viene esposta nei musei sarebbe risultata inaccettabile. Ma ancora oggi alcune sedicenti opere d’arte lasciano il pubblico molto perplesso, quasi stordito. se non addirittura indignato. Ne è un esempio l’opera esposta dallo scorso febbraio al Museo di Arte Moderna di Bologna (MAMbo) all’interno della mostra “Facile ironia. L’ironia nell’arte italiana tra XX e XXI secolo“.
L’opera in questione, che rimarrà esposta nel museo emiliano fino al prossimo 7 settembre, è stata intitolata “Copycat” dai suoi realizzatori, la coppia di artisti bresciani Eva e Franco Mattes, che vivono tra Brescia e New York. Si tratta di una gatto sottoposto a tassidermia, cioè il procedimento attraverso il quale si conservano le fattezze degli animali deceduti, riverso sul ripiano di scansione di una fotocopiatrice con gli occhi verdi spalancati e con fogli stampati che ritraggono il dorso dell’animale.
Il visitatore può infatti premere il pulsante di stampa per ottenere una fotocopia in formato A3 del corpo del gatto ed è libero di portarla via come souvenir. Il ripiano di scansione della fotocopiatrice riporta l’autografo specchiato dei due artisti, il quale naturalmente verrà riprodotto nella giusta maniera sulla superficie della fotocopia. L’ispirazione sembra essere arrivata da una fotografia inviata agli artisti da un utente, che mostra un gatto addormentato su una fotocopiatrice. Copycat, che in inglese significa ‘imitatore‘, vuole essere un invito a riflettere sul rapporto tra mondo reale e mondo virtuale, sul concetto di riproduzione e sullo statuto di originalità dell’opera d’arte.
L’opera ha suscitato polemiche da parte dell’associazione animalista LAV (Lega Anti Vivisezione): “Esporre il corpo senza vita di un animale per farne oggetto di scherno (e fotocopie?) non è arte, ma solo una violenza estetizzata. E non si tratta di ironia, ma di una grottesca mancanza di empatia verso un essere vivente e senziente che, fino a poco tempo fa, era in vita“. Il presidente dell’associazione si è poi rivolto al museo: “Esporreste mai il corpo di un bambino deceduto su una fotocopiatrice? Se la risposta è no, allora non è accettabile farlo con un animale. L’arte non deve essere il risultato del disprezzo e la banalizzazione della morte“.
Lorenzo Balbi, direttore del MAMbo e curatore della mostra, in difesa dell’opera ha dichiarato: “Posso rassicurare che nessun animale è stato oggetto di malvagità. Quando si tratta di presentare lavori di questo tipo chiediamo certificazioni rigorose. Nello specifico il gatto era stato investito e il suo corpo portato in una clinica specializzata che lavora con tassidermisti. È stato trattato con tutto il rispetto possibile, come nel caso degli animali esposti nei musei di scienze“. Il museo inoltre espone anche un centinaio di piccioni tassidermizzati, realizzati da Maurizio Cattelan e sparsi in diverse parti del museo, i quali non hanno però creato scalpore.