È morto Sudan, l’ultimo esemplare di rinoceronte bianco settentrionale

All’età di 45 anni è morto l’ultimo esemplare maschio di rinoceronte bianco settentrionale. Con la sua scomparsa avvenuta nella riserva keniota di Ol Pejeta, ad oggi rimangono in vita solo due femmine di questa specie.

È morto Sudan, l’ultimo esemplare di rinoceronte bianco settentrionale

È morto l’ultimo esemplare maschio di rinoceronte bianco settentrionale (Ceratotherium simum cottoni). Sudan, questo era il suo nome, è morto all’età di 45 anni dopo l’aggravarsi delle sue condizioni di salute; sfortunatamente il quadro clinico assai critico ha costretto i medici ad optare per la soluzione più drastica, l’eutanasia.

A darne notizia è stata l’ong ambientalista WildAid, secondo la quale dopo la soppressione di Sudan, saremmo ad un passo dall’estinzione delle specie. Al mondo sono infatti rimaste solo due rinoceronti femmina che vivevano con l’esemplare deceduto presso la riserva keniota di Ol Pejeta Conservancy.

Le due superstiti sono rispettivamente la sorella di Sudan, Najin, e la figlia di quest’ultima, Fatu. I naturalisti hanno cercato di preservare la specie, raccogliendo alcuni campioni di sperma di Sudan. La speranza non può che essere quella di inseminare con successo una delle due rinoceronti rimaste. Sarebbe questo l’ultimo ed estremo tentativo per far nascere un cucciolo che manterrebbe in piedi la specie. Sudan in vita era stato visto accoppiarsi, ma dalle sue unioni non era mai nato nessun figlio.

Quella dei rinoceronti bianchi del nord rappresenta l’ennesima sconfitta per chi ha a cuore la tutela della biodiversità. Diffusi nell’Africa centrale e per lo più in paesi come Ciad, Sudan, Uganda, Congo e Repubblica Centrafricana, sono stati a lungo bersagliati dal bracconaggio, dalle guerre, dalle persecuzioni e dalle stupide superstizioni – soprattutto da parte della medicina cinese – che li hanno progressivamente decimati.

Nel 1960 si contavano infatti ancora 2mila esemplari, scesi a solamente 15 durante il 1984. A nulla sono servite le politiche di tutela di questi grandi erbivori, animali molto vulnerabili che non sono stati in grado di riprodursi a sufficienza per garantire la continuità della specie. Ora tutto sta in mano alla scienza, che cercherà di fecondare in vitro gli ovuli delle femmine rimaste con il seme dell’esemplare deceduto.

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