Dottor Peyo, un cavallo di 15 anni, ex star delle gare di dressage, dopo le competizioni non riusciva a trattenersi: doveva avvicinarsi alla folla, scegliere una persona tra la moltitudine che si era raggruppata per assistere all’esibizione e rimanere lì’ tutto il tempo, stringendosi a lei.
Un comportamento insolito, un istinto viscerale, che sembrava guidare il cavallo verso chi appariva bisognoso di aiuto, perchè debole psicologicamente o fisicamente. Uno stimolo che il suo cavaliere Hassen Bouchakour non era in grado di frenare. Così, un giorno, Hassen dovette arrendersi all’irrefrenabile necessità di contatto umano del suo compagno e decise di portarlo a conoscere i malati terminali del centro per le cure palliative, presso l”ospedale di Calais, nella Francia nord-occidentale.
Da allora, Peyo gira per i corridoi del centro e, quando individua un paziente da confortare, si ferma davanti alla porta della sua stanza o solleva una zampa. Una volta accostatosi al paziente, lo riempie di premure, avvicinandogli il muso, leccandolo e lasciandosi accarezzare. Di quando in quando, si mette a guardia della stanza per impedirne l’accesso, assumendo una postura e uno sguardo minacciosi. Altre volte, accompagna i pazienti fino all’ambulanza che li riaccompagna a casa o si lascia cavalcare dai bambini arrivati al centro per visitare i parenti.
Una risorsa fondamentale per i malati, che riescono a veder abbassare i dosaggi dei forti oppioidi previsti dalla terapia per l’attenuazione del dolore e che vivono la propria condizione in maniera decisamente più serena; secondo Hassen: “con Peyo, cerchiamo di riportare la vita anche nel periodo del fine vita, per dare modo ai pazienti a ai caregiver di affrontare la malattia con più energia”.
Oltre al decisivo supporto ai pazienti e ai loro parenti, dottor Peyo è diventato un alleato anche dell’èquipe medica, riuscendo a infondere calma anche nelle situazioni più drammatiche: “non solo Hassen e Peyo riescono a confortare i pazienti, ma anche noi. Nei momenti più duri ci consola averli tutti e due intorno”, afferma Nathalie, un’infermiera del centro.