Divieto di pesca per i prossimi 16 anni nel Mar Glaciale Artico

Grazie a un patto internazionale stretto tra Stati Uniti d'America, Russia e Unione Europea è stato stabilito il divieto di pesca nelle acque internazionali del Mar Glaciale Artico, una vasta zona di mare del Polo Nord, per i prossimi 16 anni.

Divieto di pesca per i prossimi 16 anni nel Mar Glaciale Artico

Sembra un primo passo verso la salvaguardia del Polo Nord e contro lo scioglimento dei ghiacci il patto stretto tra Stati Uniti d’America, Russia e Unione Europea che prevede, per i prossimi 16 anni, il divieto assoluto di pesca nelle acque internazionali del Mar Glaciale Artico.

Questa zona del Polo Nord ha un’ampiezza di circa 2,8 milioni di chilometri quadrati di acque per la maggior parte dell’anno dovrebbero essere ricoperte da uno spesso strato di ghiaccio e che, invece, negli ultimi anni sta vedendo uno scioglimento repentino con picchi preoccupanti del 40% nel periodo estivo, cosa mai verificatasi in passato ma che, invece, oggi accade sempre ogni anno a causa del riscaldamento terrestre e il conseguente scioglimento dei ghiacci.

Le zone più interessate dall’assenza preoccupante di ghiaccio sono in corrispondenza del nord della Russia e dell’Alaska, in cui i due Stati praticano la pesca intensiva ai merluzzi che in queste acque sono più popolosi poichè, senza ghiaccio, i raggi solari penetrano più in profondità nelle acque, con il conseguente aumentare del plancton di cui si nutrono i merluzzi, che grazie alla maggiore ricchezza di nutrimento sono aumentati. Ma questo fenomeno non è nuovo in quanto era stato registrato già l’anno scorso nel Mar di Barents, che è la parte del Mar Glaciale Artico che si trova a nord della Norvegia e della Russia, per cui la presenza di imbarcazioni è aumentata addirittura del 36% rispetto alle presenze registrate dal 2003 al 2005.

Attualmente, a causa di questo fenomeno, altre compagnie di pesca internazionali si sono spinte a pescare nel Mar Glaciale Artico, ricavandone un grosso interesse economico sopratutto perchè nelle acque internazionali di questa zona non vige alcuna regola che controlli i modi e i tempi di pesca e, ovviamente, ne risente l’intero ecosistema marino che viene di conseguenza molto danneggiato e inquinato.
La pesca sgregolata e intesiva può portare all’estinzione o al decimamento massiccio di specie marine, che poi avranno difficoltà a ripopolare i mari. Alcuni studiosi suppongono che, come diretta conseguenza, ci potrebbe essere meno popolazione di specie marine nei tratti di mare attigui di altri Stati, che sarebbero inevitabilmente danneggiati.

Già nel 2012, circa 2mila scienziati avevano richiesto la tutela del Polo Nord chiedendo l’attuazione di una moratoria nel Mar Glaciale Artico, che era uno dei pochi ecosistemi del nostro Pianeta ancora vergine. Fu così che nel 2015 Norvegia, Stati Uniti, Russia e Groenlandia (politicamente governata dalla Danimarca) decisero di impedire la pesca nel Mar Glaciale Artico che lambisce le loro coste; successivamente, grazie a un grande impegno politico, questi Stati hanno svolto incontri e trattative con Unione Europea, Islanda, Cina, Giappone e Corea del Sud arrivando a stipulare l’attuale patto.

Questo accordo prevede che per i prossimi 16 anni non si possa pescare nelle acque internazionali del Mar Glaciale Artico con la possibilità che questo periodo venga poi prolungato di 5 anni alla volta se nessuno nei Paesi coinvolti non si opporrà.
Questo patto sembra un vero e proprio miracolo poichè ha messo d’accordo, per la prima volta, USA e Russia, da qui la sua importanza politica e non solo un urlo di esultanza per gli scienziati.

Continua a leggere su Fidelity News