Coralli rossi e neri scoperti nella secca di Amendolara

Colonie di corallo rosso e colonie di corallo nero sono state scoperte nella secca di Amendolara, che potrebbe diventare la seconda area marina protetta in Calabria.

Coralli rossi e neri scoperti nella secca di Amendolara

Scoperti nella secca di Amendolara, ovvero l’isola di Ogigia dove la ninfa Calipso trattenne Ulisse di ritorno ad Itaca, colonie di corallo rosso e colonie di corallo nero meraviglie mai viste prima nel Mar Ionio, il mare degli dei decantato dai racconti leggendari e mitologici dello scrittore greco Omero. I coralli sono colonie di minuscoli animali invertebrati, i polipi, che, riuniti tra loro, formano un “superorganismo” in grado di costruire, nel corso di migliaia di anni, strutture lunghe centinaia di chilometri come le celebri barriere coralline australiane.

Generalmente il corallo rosso è diffuso nei fondali poco illuminati e si trova spesso in profondità superiori ai 200 metri, avvistato soprattutto nella Riserva marina di Portofino (Liguria) e in diverse zone costiere della Sardegna (tra cui il tratto di costa di Alghero, noto come la Riviera del Corallo). Mentre una foresta di corallo nero è stata scoperta nelle isole Tremiti, arcipelago del Mar Adriatico, localizzato a circa 12 miglia a largo del Gargano (nel nord della Puglia).

I risultati della ricerca realizzata nei fondali di Amendolara sono stati illustrati dall’assessore regionale all’Agricoltura e al Patrimonio ittico Gianluca Gallo e dall’assessore all’Ambiente Sergio De Caprio, nel corso di una conferenza stampa nella sede della Cittadella “Jole Santelli” a Catanzaro.

La campagna di ricerca che ha portato alla scoperta del corallo è stata effettuata con la nave oceanografica “Astrea” e realizzata dalla Stazione zoologica “Anton Dohrn” di Napoli la cui sede ad Amendolara è diretta da Silvio Greco. La stazione di Amendolara ha, nel frattempo, avviato una serie di collaborazioni con tutte le università calabresi. L’obiettivo della stazione jonica è quello di valorizzare il patrimonio custodito  e di preservare l’ambiente marino da ogni forma di inquinamento.

Una scoperta straordinaria che potrebbe determinarne il riconoscimento come parco marino regionale sino a trasformarla in un’area marina protetta, la seconda in Calabria dopo Capo Rizzuto, e al contempo potrebbe essere l’input per rilanciare il settore della pesca e sviluppare l’industria del turismo, considerato il futuro della Calabria.

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