Chieti un uomo è stato multato per mille euro dopo essere stato sorpreso a tenere il proprio cane legato a catena

Su segnalazione di un cittadino, la Polizia locale è intervenuta in un’abitazione dove un cane veniva tenuto costantemente legato a una catena troppo corta, che non gli consentiva di muoversi liberamente.

Chieti un uomo è stato multato per mille euro dopo essere stato sorpreso a tenere il proprio cane legato a catena

CHIETI. Sempre legato a una catena corta, con pochi passi a disposizione e senza possibilità di muoversi liberamente: così viveva un cane bianco in una zona agricola alla periferia della città. A segnalare la situazione è stato un cittadino, che non ha esitato a rivolgersi ai vigili urbani descrivendo le condizioni in cui l’animale era costretto a vivere.

Gli agenti della Polizia locale, coordinati dal vicecomandante Fabio Primiterra, hanno raccolto la denuncia e deciso di intervenire immediatamente. Prima di agire hanno effettuato alcuni appostamenti, osservando la scena da lontano per accertare la veridicità della segnalazione. Dopo aver avuto la conferma che il cane fosse davvero tenuto costantemente incatenato a un laccio troppo corto, martedì pomeriggio si sono presentati nell’abitazione, cogliendo di sorpresa il proprietario.

Per lui è scattata una sanzione amministrativa da mille euro, che potrà essere solo la prima in caso di recidiva: se il cane non verrà lasciato libero, il padrone rischia una seconda multa, più pesante e con conseguenze ancora più gravi. Per l’animale, invece, è stata decisa la fine immediata della catena: da ora dovrà vivere in condizioni dignitose e rispettose del suo benessere. L’intervento assume un rilievo particolare perché rappresenta uno dei primi casi in Italia di applicazione della nuova legge del 6 giugno 2025, n. 82, meglio conosciuta come “Legge Brambilla”, entrata in vigore il primo luglio scorso.

La norma ha introdotto importanti modifiche al codice penale e al codice di procedura penale in materia di maltrattamenti, recependo finalmente il principio che gli animali sono esseri senzienti e non semplici beni di proprietà. Una vera svolta culturale e giuridica, che segna un cambiamento epocale nel rapporto tra uomo e animale. In Abruzzo esisteva già, dal 2013, la legge regionale 47 sul randagismo e sulla protezione degli animali. Tuttavia, le sanzioni previste erano molto più leggere e raramente riuscivano a produrre effetti concreti nei casi di maltrattamento. La nuova legge nazionale, invece, stabilisce multe che vanno dai 500 ai 5.000 euro, con la possibilità di aggravare le pene nei casi più gravi o di reiterazione del comportamento.

Il blitz della polizia municipale teatina, avvenuto in una delle tante contrade che circondano la città, segna dunque un precedente importante. Non solo per la sanzione inflitta, ma anche per il messaggio forte che veicola: gli animali non sono più invisibili e chi non rispetta la legge andrà incontro a conseguenze concrete. «I controlli sottolineano dal comando proseguiranno nei prossimi giorni, sia d’iniziativa sia a seguito delle segnalazioni dei cittadini. È fondamentale che la comunità continui a collaborare, perché la tutela degli animali non è un compito esclusivo delle istituzioni, ma una responsabilità collettiva». Un episodio che, oltre a restituire la libertà a un cane che viveva incatenato, segna un punto di svolta: a Chieti il rispetto degli animali non è più soltanto un valore morale, ma un vero e proprio obbligo di legge, destinato a cambiare le abitudini e le coscienze di molti. 

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