Un video diffuso dall’associazione Essere Animali di Bologna ha scatenato una nuova ondata di indignazione e preoccupazione per il trattamento degli animali negli allevamenti italiani. Le immagini, ottenute da un ex dipendente, mostrano scene cruente nei confronti dei pesci presso un impianto di acquacoltura nella provincia di Treviso. Secondo quanto riferito, il video documenta come i pesci siano stati maltrattati e senza l’adozione di procedure atte a minimizzare la sofferenza.
Le modalità, lontane dagli standard etici e legali richiesti, includerebbero percosse e danni agli animali durante le fasi di trasferimento dalle autocisterne alle vasche di crescita. L’ex dipendente che ha filmato gli episodi ha anche rivelato come i controlli veterinari fossero apparentemente programmati per eludere possibili contestazioni sulle pratiche. Tale manipolazione delle verifiche mette in dubbio l’efficacia dei sistemi di controllo correntemente in atto per garantire il benessere animale.
L’associazione Essere Animali ha immediatamente reagito chiedendo un intervento deciso da parte delle autorità. Tra le richieste, spicca quella di una revisione urgente del disciplinare “Acquacoltura sostenibile“, parte del sistema di qualità nazionale zootecnia (Sqnz). L’associazione propone l’introduzione obbligatoria dello stordimento dei pesci, oltre a miglioramenti significativi nei metodi di gestione e trasporto degli animali. Le ripercussioni legali non si sono fatte attendere.
L’allevamento è stato denunciato alla Procura della Repubblica di Treviso. A ciò si aggiungono accuse legate alla gestione non idonea delle acque reflue e alla violazione delle norme sul lavoro, evidenziando come vari addetti non fossero in regola con le normative vigenti. La situazione ha sollevato non solo questioni di natura etica e legale, ma anche preoccupazioni ambientali, data la gestione inadeguata delle acque reflue, fattore che potrebbe avere ripercussioni sull’ecosistema locale.
L’opinione pubblica e le istituzioni sono ora chiamate a una riflessione profonda e a un’azione concreta per garantire che tali episodi non rimangano impuniti e che il settore dell’acquacoltura possa riformarsi in modo sostanziale e rispettoso della vita e del benessere degli animali. L’inchiesta della Procura di Treviso sarà determinante nel delineare le responsabilità e nel promuovere un cambiamento significativo all’interno di un’industria spesso criticata per le sue pratiche discutibili.