Anche i topi giocano a nascondino e si divertono

Secondo uno studio condotto dall’Università Humboldt di Berlino, i topi sarebbero in grado di comprendere ed attuare le dinamiche ludiche complesse, come nel caso del gioco nascondino: inoltre in caso di vittoria squittirebbero di felicità.

Anche i topi giocano a nascondino e si divertono

I neuroscienziati dell’Università Humboldt hanno potuto osservare un singolare comportamento relativo alla ludicità dei topi, anche in forme complesse: il nascondino ne è un ottimo esempio, grazie alla dinamicità cognitiva che richiede nel suo espletamento. Il risultato dello studio, guidato da Michael Brecht, è stato sorprendente: i topolini hanno dimostrato di saper giocarci, oltre a squittire di felicità in caso di vittoria.

Pubblicato sulla rivista Science, lo studio ha posizionato in laboratorio alcune scatole a distanza controllata, in cui gli scienziati hanno emulato le dinamiche del gioco per insegnare ai topi le modalità d’azione: dopo alcune settimane hanno potuto constatare con successo l’apprendimento relativo al proprio occultamento, così come l’iniziale sviluppo di strategie ludiche.

Inoltre sembra perfino che il momento della gratificazione conseguente alla vittoria, fosse da loro ritardato per poter proseguire il gioco, lasciando intendere così un appagamento intrinseco, oltre al fatto che i nascondigli trasparenti e dunque di bassa tatticità, suggeriti dai neurobiologi, venissero trascurati a favore di quelli opachi, maggiormente produttivi.

Nel frattempo la loro attività neuronale, relativa alla corteccia prefrontale, è stata sottoposta ad analisi ed osservazione, rivelandone una risposta cellulare correlata ad alcuni aspetti ludici. L’Università berlinese, dove lo studio è stato promosso ed attuato, si trova nel distretto centrale di Mitte ed offre nove facoltà e 189 discipline a livello universitario e di post dottorato, con più di 30.000 studenti: dal 2017 è stata associata a 55 vincitori del Premio Nobel, definendosi così come uno dei migliori Atenei Europei, dove peraltro ne è stato docente anche il geniale Albert Einstein.

Il topolino comune, Mus musculus secondo la classificazione del grande naturalista Carl Nilsson Linnaeus, appartiene alla famiglia dei Muridi: mammifero roditore, si ipotizza sia originario dell’Asia centrale. Mantenuto in cattività a fianco dell’uomo a partire dal 1100 a. C., sono oggi spesso protagonisti di studi scientifici a causa delle loro ridotte dimensioni, oltre alla facilità e velocità di riproduzione.

La sperimentazione su di loro è naturalmente oggetto di contestazione da parte dai sostenitori dei diritti degli animali anche se, secondo un articolo di Nature del 2011, il 92% della comunità scientifica li ritiene indispensabili per la ricerca, che attualmente non dispone purtroppo di ulteriori possibilità alternative al loro sacrificio.

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