Scarpe Nike ritirate: istigano al razzismo

La Nike ha realizzato un'edizione limitata per il 4 luglio, la quale però è stata definita "razzista". La ditta ha dunque preso la decisione di non vedere più le scarpe. La cosa non è però passata inosservata.

Scarpe Nike ritirate: istigano al razzismo

La multinazionale statunitense specializzata nella produzione di calzature Nike ha recentemente realizzato un’edizione limitata per il 4 luglio (giorno dell’Indipendenza americana molto sentita da tutta la popolazione) da molti criticata perchè sembrava implicitamente istigare al razzismo; per questo motivo l’azienza a deciso di non rendere disponibile in nessun modo le scarpe della collezione.

La calzatura avrebbe visto raffigurata la prima versione della bandiera statunitense, la Betsy Ross a strisce bianche e rosse con tredici stelle (rappresentanti ognuna le colonie originarie) su sfondo blu.

A determinare la decisione è stato anche l’intervento del testimonial, passato alla storia per il gesto memorabile di essersi inginocchiato sulle note di The Star-Spangled Banne, l’inno degli U.S.A., prima delle partite organizzate in segno di protesta verso le discriminazioni di razza. Si tratta del giocatore di football Colin Kaepernick che con precisione ha fatto notare come la bandiera utilizzata fosse in auge al tempo della schiavitù statunitense e come ad oggi essa sia rimasta il punto di riferimento dei suprematisti bianchi.

Questo fatto è pertanto diventato il terreno migliore di scontro politico tra Stati. Doug Ducey, il igovernatore Repubblicano dell’Arizona, ha infatti voluto rispondere a tono alla provocazione della Nike, mettendo in moto tutte le forze in suo potere per cancellare il finanziamento da un milione di dollari previsto per la costruzione di una nuova fabbrica della multinazionale all’interno dello stesso stato. Successivamente la governatrice Democratica del New Mexico, Michelle Lujan Grisham, non ha esistato e ha voluto cogliere la palla al balzo. invitanto con effetto immediato la famosa ditta ad aprire una fabbrica nel suo.

Il fatto che può tuttora destare dibatiti è che alcune delle scarpe erano già state immesse sul mercato secondario dove avevano raggiunto cifre molto alte e sconcertanti, assumendo il vaolre di 2.500 dollari a paio (2.200 euro), 20 volte più del prezzo di listino.

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