Il 13 novembre 2025 l’Australia è stata teatro di un butto episodio che pone al centro del dibattito la sicurezza legata ai dispositivi tecnologici obsoleti. Un cittadino australiano, cliente del provider Lebara (che opera su rete Vodafone), ha perso la vita dopo aver inutilmente tentato di chiamare il numero nazionale di emergenza, il Triple Zero (000), tramite il suo vecchio smartphone Samsung Galaxy.
Nonostante il telefono fosse regolarmente connesso alla rete mobile e la zona fosse coperta dal segnale, il dispositivo non è stato in grado di inoltrare la chiamata di soccorso: un malfunzionamento che, in circostanze critiche, si è rivelato fatale. Le prime indagini hanno indicato che l’esito tragico sarebbe riconducibile a “caratteristiche software non compatibili” del vecchio device Samsung con le chiamate di emergenza su alcune reti australiane.
In pratica, il dispositivo non era abilitato né aggiornato per utilizzare la funzione di “camp-on”, cioè la capacità di inoltrare automaticamente la chiamata di emergenza attraverso reti diverse da quella principale qualora questa risultasse assente o non disponibile. Questo automatismo, fondamentale nella maggior parte degli smartphone moderni, non era garantito dagli esemplari più datati rimasti privi di aggiornamenti o patch di sicurezza.
L’azienda TPG Telecom, coinvolta dall’accaduto, ha dichiarato di aver già avviato – da tempo – campagne di informazione verso gli utenti possessori di dispositivi a rischio, inviando notifiche sull’urgenza di aggiornare il software o sostituire il telefono, con il rischio che, senza tali interventi, le funzionalità di emergenza venissero bloccate dopo un periodo stabilito tra i 28 e i 35 giorni.
Un elenco dei modelli ufficialmente “incompatibili” o che necessitano obbligatoriamente di aggiornamento include diversi esemplari, tra cui Galaxy A7 (2017), Galaxy A5 (2017), Galaxy J1 (2016), Galaxy J3 (2016), Galaxy J5 (2017), Galaxy Note 5, Galaxy S6 (e relative varianti Edge), Galaxy S7, Galaxy S7 Edge e altri.
Di fronte alle polemiche scaturite dal caso, gli operatori e la stessa Samsung hanno precisato che la sicurezza – specialmente in contesto d’emergenza – dipende dalla regolarità degli aggiornamenti software ricevuti dai telefoni. Samsung ha chiarito la propria posizione raccomandando vivamente agli utenti di mantenere aggiornati i dispositivi e di sostituire quelli troppo obsoleti, perché solo così si garantisce la piena accessibilità ai servizi critici.
Tuttavia, le indagini hanno mostrato che, nel caso della vittima, il dispositivo era magari funzionante su rete dati, ma non aggiornato alle ultime specifiche di compatibilità con la rete TPG/Vodafone, incapace quindi di effettuare correttamente la chiamata salvavita.
Alcuni esperti hanno sottolineato come il problema sia di sistema e non soltanto del singolo utente: la frammentazione del panorama mobile, la diversa gestione degli aggiornamenti tra operatori e produttori, la presenza di milioni di device ancora in circolazione non più supportati, rappresentano una minaccia per la sicurezza di tutti. Sebbene l’allerta sia stata diffusa soprattutto per l’Australia, la questione è globale. In tutto il mondo, dispositivi obsolete possono essere esclusi da servizi vitali, anche a causa della progressiva chiusura delle reti 3G e dell’evoluzione verso reti più moderne come il 4G e il 5G, che richiedono moduli software aggiornati per garantire la piena compatibilità con i numeri di emergenza.