Nell’ultimo periodo un po’ tutte le grandi aziende si stanno concentrando sul tema dell’autonomia dei device mobili, vera grande sfida del domani (anche se qualcuno crede che sia più importante aumentare la RAM in dotazione, o il numero di Core del processore).
Di recente abbiamo fatto cenno all’interesse di Google per la tematica in questione: a Mountain View hanno evoluto il “Project Volta” in “Doze”, implementato nel venturo Android 6 Marshmallow, e ne hanno fatto un sistema in grado di gestire – si dice – con estrema efficacia il problema delle applicazioni attive in background.
Si spera, con tale feature, di far sì che queste ultime disturbino di meno il processore il quale dovrebbe, quindi, esigere meno energia.
Complementare con tale innovazione potrebbe essere anche quanto ha ideato, sempre da Google, per i nuovi Nexus 5 e, probabilmente, per i prossimi device (top di gamma) della casa coreana: l’Android Sensor Hub.
Android Sensor Hub, come dice il nome, è un microcircuito a risparmio energetico elevato che lavora in tandem col processore del device (smartphone o tablet) e si occupa di gestire le richieste che vengono dai sensori (accelerometro, giroscopio, lettore d’impronte, sensore di luminosità e di prossimità) ogni volta che sfioriamo, muoviamo, voltiamo il nostro device, oppure in tutti quei casi in cui ci avviciniamo al device in questione (in qualsiasi condizione di luce ciò avvenga).
Una volta ricevute le richieste da ogni sensore, le interpreta secondo un algoritmo proprietario e decide cosa fare: se svolgere i compiti da sé, senza tormentare la CPU, o se delegare a quest’ultima quelli che sono i compiti più impegnativi.
In questo modo, ed è stato dimostrato durante la presentazione del Nexus 5 da Google, la CPU può rimanere in iddle per più tempo e, quindi, consuma meno energia di quanto avvenuto in precedenza quando ad occuparsi di tutto era sempre e solo la CPU (anche quando si toccava semplicemente il touch, o si voltava l’orientamento dello schermo).
Decisamente, quella dell’Android Sensor Hub sembra una buona innovazione. Peccato che se Doze potrà essere esteso via software a tutti i device che passeranno a Marsmallow, per quest’altra nuova feature bisognerà disporre di device appositamente implementati col microchip in questione!