Che il gioco durante l’infanzia sia un’attività seria e formativa, al giorno d’oggi non lo mette in discussione nessuno, eppure il gioco libero si è drasticamente ridotto. Sempre più spesso si assiste all’intrattenimento dei bambini che diventano così spettatori anziché protagonisti e alla trasformazione della televisione e del computer in giocattoli molto usati.
In un’intervista rilasciata al quotidiano “El Mundo”, Álvaro Bilbao, neuropsicologo spagnolo e padre di tre figli, ha presentato il suo ultimo libro, un manuale di Neuroscienze per genitori (“Il cervello dei bambini spiegato ai genitori”), e ha affermato che i bambini hanno bisogno di giocare di più e di andare meno alle lezioni extra-scolastiche. Quando tutto il tempo di un bambino è occupato da attività pre-organizzate, il suo cervello non è capace di intrattenersi da solo, non sa divertirsi. I bambini hanno bisogno di tempo per immaginare, per inventare i propri giochi.
Il gioco ha un ruolo fondamentale nello loro sviluppo cerebrale, e “la strada giusta per raggiungere il pieno sviluppo del cervello non è accendergli un tablet, ma piuttosto facilitarne uno sviluppo naturale. Abbiamo bambini che sono capaci di scorrere un tablet con il dito, ma non sanno fare una capriola”, ha spiegato il dottor Bilbao.
Nel gioco infantile l’adulto deve comportarsi come un complice o come uno spettatore, non deve interferire e tanto meno cercare di dirigere la partita, o forzare i tempi del bambino, piuttosto deve seguire i suoi ritmi.
Secondo quanto afferma lo psicologo quasi il 10% dei bambini in età scolare prende psicofarmaci, ma in realtà le statistiche riferiscono che il Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività, o ADHD, colpisce al massimo il 4% dei bambini. “E’ chiaro che si sta sovra diagnosticando” – afferma lo specialista. “E’ una barbarie” aggiunge. “A volte non diamo ai bambini tempo, mettiamo loro fretta, chiediamo al loro lobo frontale una continua concentrazione dalla mattina fino alla sera, sovraccaricandolo di attività, mentre questa struttura cerebrale ha anche bisogno di disconnettersi”.
Inoltre, sappiamo che quanti più dispositivi elettronici usano i bambini (tablet, computer, cellulari e televisione) più elevato è il rischio di deficit dell’attenzione, obesità e disturbi del comportamento.
Relativamente all’uso del tablet nelle scuole, il dottor Bilbao sostiene che è uno strumento che deve essere utilizzato con saggezza. “Dal mio punto di vista è più utile insegnare al bambino calligrafica“.