Morto Andrea Camilleri: il monologo su Tiresia e la capacità di vedere con la mente e non con gli occhi

Andrea Camilleri, un maestro, che ha saputo fare delle parole uno strumento che interessa il telespettatore o il lettore. Un uomo che ha fatto della sua cecità un punto di forza, riuscendo forse, finalmente, a vedere ciò che per noi è invisibile.

Morto Andrea Camilleri: il monologo su Tiresia e la capacità di vedere con la mente e non con gli occhi

Il 17 luglio ci ha lasciati il grande scrittore Andrea Camilleri. Un uomo riconosciuto come un maestro, uno scrittore non comune, capace di catturare l’attenzione del telespettatore grazie alla sua capacità di non annoiare mai. Camilleri e Tiresia: un binomio perfetto che descriverlo scrittore nella totalità della sua essenza.

Lo scrittore ha dedicato a Tiresia il famoso monologo andato in scena a Siracusa, mandato in onda dalla Rai e divenuto libro. Camilleri, uomo dotato di grande ironia, non ha mai nascosto la sua malattia, la progressiva perdita della vista che lo ha portato alla cecità. Egli, scherzando, la definiva una fortuna che aveva a lui impedito di vedere la sua faccia.

Theodore Roethke scrisse che è nel momento dell’oscurità che l’occhio comincia a vedere. Numerosi sono i casi nella mitologia che fanno riferimento alla cecità come a un dono, come a una capacità acquisita che ti permette di vedere davvero. Secondo uno studioso, il cui pensiero è riportato su Il Corriere della Sera, Camilleri ha detto una sacrosanta verità: è la storia di Tiresia la più significativa. Il Pascoli aveva già trattato la storia di Tiresia all’interno del suo poema ‘Il cieco di Chio‘. In quest’ultimo viene raccontata la storia di un cantore che amava girare senza mai fermarsi e che voleva vincere, avvalendosi della sua cetra, il suono di una fonte sacra.

La dea della fonte, irata, lo punì togliendo allo stesso cantore la possibilità di vedere. Quella che a primo acchito può sembrare una punizione è in realtà un dono. Solo in quel momento, infatti, fu possibile per il cantore riuscire a vedere davvero. Egli imparò a dare pregio alle cose importanti: non a ciò che si vede, a quello che può essere esibito e ostentato.

Ma a ciò che passa dall’animo, come i sentimenti, i gesti e tutti quei valori che, chi ha la vista, spesso trascura in riferimento a cose materiali o valutabili sulla base di ciò che si vede. Lo studioso conclude il suo pensiero con la seguente frase: ‘Siano per sempre lievi le palpebre sugli occhi del maestro Camilleri, che molto hanno visto, e da molto ci hanno salvati‘.

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