Anche se desideriamo che i nostri amici a quattro zampe vivano in eterno, purtroppo, è impossibile. Molti di noi sono disposti a fare di tutto per salvare le loro vite ma, a volte, si viene messi di fronte ad una dura scelta. Questa è la storia di una dipendente pubblica single. Il suo cane aveva immancabilmente bisogno di un intervento veterinario piuttosto urgente. La richiesta di un permesso retribuito in un primo momento gli era stato negato ma che poi, fortunatamente, gli è stato concesso grazie soprattutto al supporto tecnico-giuridico offertole dalla Lav e riconosciuto dal datore.
Secondo la legge il non curarsi di un animale di proprietà integra è considerato al pari di un reato per maltrattamento di animali previsto dal Codice Penale. Non è finita qui, infatti vige anche il reato per abbandono di animale, sempre previsto dal Codice Penale.
Questa è stata davvero una decisione importante poiché la dipendente pubblica non aveva nessuno accanto per poter badare al suo dolce amico a quattro zampe. La mancata concessione del permesso retribuito sarebbe stato un atto davvero grave da parte dell’Università di Roma dove la donna è dipendente, perché il cane non avrebbe beneficiato delle cure e degli accertamenti del medico veterinario. Inoltre la signora non aveva nemmeno la possibilità di prestare assistenza o trasporto per il cane.
Tutta questa vicenda rappresenta un passo molto importante poiché, con le dovute certificazioni medico-veterinarie, si potrà fare richiesta dei giorni retribuiti citando questo avvenimento.
Inoltre si prende atto di come gli animali divengano sempre più parte della famiglia e non siano solo considerati come specie su cui lucrare o da far riprodurre. Probabilmente questo precedente permetterà una riforma per quel che riguarda il Codice Civile. È già stata proposta questa iniziativa ma la legge è ferma dal 2008 e non è ancora stata approvata.