La legge di stabilità ha introdotto la possibilità di lavorare part – time a partire dai 63 anni e 7 mesi: 3 anni prima di andare in pensione.
Lo stipendio sarà del 75% in quanto l’azienda metterà parte dei suoi contibuti. La pensione ovviamente non verrà ridotta perché sarà lo Stato a mettere quanto manca. Per le imprese è un grandissimo vantaggio visto che abbasseranno le spese per gli stipendi e potranno effettuare nuove assunzioni facendo diminuire la percentuale dei disoccupati.
Ovviamente la notizia è un po’ meno buona per chi pensava di poter andare in pensione con qualche anno di anticipo: solo a 63 anni e 7 mesi si può fare la richiesta per il part-time e poi andare effettivamente in pensione a 66 anni e 7 mesi. Un’età piuttosto alta per chi ha iniziato a lavorare da giovane. Ancora non è, inoltre, chiaro se l’azienda è obbligata o meno ad accettare un’aventuale richiesta per il part time da parte del dipendente.
Per quanto riguarda le donne c’è l’ “Opzione donna”, ovvero si può andare anticipatamente in pensione in cambio di un nuovo calcolo dei contributi ma bisogna avere i seguenti requisiti: 57 anni (58 per le lavoratrici autonome) e 35 anni di contributi. Ancora ci sono molti dubbi che si spera vengano chiariti non solo dal ministro Poletti, che è sembrato piuttosto disponibile nel dare risposta a qualche domanda, ma anche a tutti coloro i quali hanno promesso agli elettori che qualcosa sarebbe cambiato circa le pensioni di tutti, persino dei lavoratori precoci che, nonostante le loro svariate lotte continuano a non ottenere quanto spetta loto.
Sul gruppo Facebook “Lavoratori precoci uniti a tutela dei nostri diritti” infatti è possibile leggere storie di uomini e donne che hanno iniziato a lavorare quando ancora i loro coetanei frequentavano le scuole e giocavano nei campi. Non resta che augurarci che qualcosa cambierà e che presto si troverà una soluzione che possa andar bene a tutti, Stato e cittadini.