Il tema dell’apertura dei negozi durante le festività continua a suscitare grandi polemiche, in particolare per le conseguenze che tale scelta comporta per chi lavora nel settore del commercio e della Grande distribuzione organizzata (GDO).
Molti clienti considerano comode le aperture durante questi giorni di festa, ma spesso ignorano l’altro lato della medaglia oscuro che ha molto a che fare con la compressione dei diritti. Lavoratori del commercio, cassieri, commessi, scaffalisti e magazzinieri saranno al lavoro anche il Primo Maggio, una festività particolarmente sentita nel mondo del lavoro.
I dipendenti del settore spesso sono costretti a lavorare anche in questi giorni, perché le aziende non hanno abbastanza personale per turnare e sostituire i lavoratori che non desiderano lavorare nei giorni di festa. Le condizioni contrattuali di queste persone sono molto precarie, i turni massacranti, gli orari spesso non rispettati e capita di non riposare per 12 giorni di fila. Le proteste da parte dei lavoratori del commercio e della GDO sono state frequenti negli ultimi anni, ma finora non sono state accolte con particolare interesse dal legislatore.
La liberalizzazione degli orari degli esercizi commerciali risale al 2011, quando il decreto Salva Italia approvato dal governo Monti ha reso permanente e estesa a tutto il territorio nazionale la facoltà per i negozi, i supermercati e i centri commerciali di aprire qualsiasi giorno dell’anno, festività incluse.
Questa norma è stata introdotta per favorire l’aumento dell’occupazione, ma in realtà ha portato alla diffusione dei contratti precari nel settore. Nel tentativo di invertire la rotta, il primo governo Conte aveva promesso una limitazione delle aperture, ma alla fine non se ne fece nulla.
I contratti offerti alle persone che lavorano nel settore sono principalmente due: il tirocinio formativo e il contratto a tempo determinato part-time verticale. Queste due tipologie di contratti sono offerte principalmente perché sono molto convenienti per le aziende. Nel caso del tirocinio formativo, il lavoratore riceve un rimborso spese minimo, che non copre nemmeno le spese di trasporto, e non ha alcuna forma di tutela. Il contratto a tempo determinato part-time verticale, invece, permette all’azienda di avere personale a disposizione solo per alcune ore al giorno, riducendo notevolmente i costi per i salari.