Lavoro, negli ultimi 3 mesi più dipendenti lasciati a casa che assunti

Nell'ultimo trimestre l'Italia ha visto più cessazioni di rapporti di lavoro che assunzioni stabili: è questo il preoccupante trend evidenziato dal report ufficiale del Ministero del Lavoro.

Lavoro, negli ultimi 3 mesi più dipendenti lasciati a casa che assunti

Il lavoro in Italia continua a latitare, ed a confermare il trend negativo è arrivato anche il report ufficiale firmato direttamente dal Ministero del Lavoro, nel quale è stato confermato che nel terzo trimestre del 2016 il numero di cessazioni di rapporti di lavoro è stato superiore rispetto alle nuove assunzioni stabili.

Nello specifico i nuovi contratti a tempo indeterminato stipulati sul suolo italiano sono stati 406.691, cifre che parlano di un netto calo del 18,7% rispetto ai dati precedenti; calano contestualmente anche le assunzioni mediante contratti su base annua, con un totale di 94.533 contratti a tempo determinato (-3,2%).

Questi dati erano stati ampiamente preconizzati dalle critiche mosse alle riforme del lavoro, nella fattispecie alla previsione di un’onda lunga negativa determinata dal calo degli incentivi che ha provocato, come diretta conseguenza, una diminuzione delle assunzioni nel medio-lungo arco temporale. Con l’assottigliarsi degli sgravi contributivi per le aziende infatti, anche le assunzioni hanno subito una fisiologica flessione.

Si è confermato stabile invece il numero medio di contratti pro capite relativo al 2016: 1,28, stesso trend già evidenziato nel 2015, mentre le trasformazioni di contratti di apprendistato o a tempo determinato in contratti di lavoro a tempo indeterminato sono state circa 111.000.

Per quel che riguarda invece le cessazioni dei rapporti di lavoro, a fronte dei 406.691 nuovi contratti a tempo indeterminato sono state registrate 483.000 cessazioni, un saldo negativo colmato solamente dalle trasformazioni. Appare tuttavia lecito aspettarsi un’ulteriore flessione per quel che riguarda le proiezioni relative all’ultimo trimestre del 2016 ed al 2017, salvo nuovi interventi che possano incentivare nuove assunzioni.

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