In un periodo di crisi generale come quello che stiamo vivendo trovare lavoro non è facile. Oltre alle classiche e risapute differenze tra nord e sud in fatto di occupazione e di impiego esiste un altro aspetto molto importante da tenere in considerazione: la discriminazione. Secondo i dati raccolti dall’Unar (Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali), infatti, nel 2013 la percentuale di discriminazioni nell’ambiente lavorativo è di circa il 16%. I fattori discriminanti sono parecchi. Esistono da sempre discriminazioni nel mondo del lavoro in base a tanti fattori, ma secondo le ultime statistiche la discriminazione maggiore avviene per via dell’età, con il 47.8% e per la provenienza, con il 37.7%. Molto spesso infatti i candidati troppo giovani o quelli troppo maturi vengono automaticamente esclusi per l’attribuzione di un posto di lavoro. Per mancanza di esperienza nel primo caso o perché ritenuti troppo anziani per iniziare un nuovo lavoro magari con tecnologie più all’avanguardia, sta di fatto che il fattore di maggiore discriminazione è proprio l’età. Se poi a questo aggiungiamo il sesso le percentuali cambiano ancora di più. Infatti essere una donna non fa che aumentare la percentuale di insuccesso, che tocca il picco nel caso dei disabili. Questi ultimi, infatti, spesso e volentieri si vedono precludere alcuni sbocchi del mondo del lavoro per il loro handicap. Nel 2013 solo il 6%, infatti, dei disabili che hanno partecipato a concorsi o a colloqui di lavoro sono riusciti ad ottenere un impiego. Claudio Soldà, segretario generale della Fondazione Adecco per le pari opportunità spiega che “dal 2008, con l’inizio della crisi, le persone con disabilità corrono sei volte in più il rischio di restare disoccupati rispetto a una persone senza disabilità. Per questo noi diciamo alle aziende: “Discriminate. Ma discriminate sulla base delle competenze””. Sebbene le aziende siano obbligate dalla legge ed assumere un certo numero di persone appartenenti alle cosiddette “categorie protette” spesso, purtroppo, questi vengono relegati a mansioni per niente in linea con il loro titolo di studio o con le loro inclinazioni proprio in quanto portatori di handicap. Si tratta di una situazione molto triste e preoccupante quella che emerge da queste statistiche. Per una società di qualità che offre servizi di qualità l’unica discriminazione da fare è in base alle competenze ed alla dedizione al lavoro.
Lavoro: la vera discriminazione sono l’età e la disablità
Secondo le recenti statistiche il vero fattore discriminante quando si cerca un lavoro sono l'età e la disabilità. Il sesso femminile è ulteriormente penalizzato. Nonostante l'impegno delle associazioni preposte, i dati rimangono sconfortanti
