Già Erik Brynjolfsson, professore della MIT Sloan School of Management, nel 2013, affermava che il benessere stava crescendo, ma calava la crescita dei posti di lavoro.
Uber, l’app per i trasporti, è finita al centro delle cronache con lo sciopero di sei giorni dei taxi nelle principali città italiane. Però, mentre i tassisti scendevano in piazza accusando il servizio (che opera solo tramite la formula “Ncc con licenza”, ed è disponibile – in Italia – a Roma e a Milano) di concorrenza sleale, chi è rimasto a piedi nei giorni della protesta ha deciso di scaricare l’applicazione per smartphone.
Quest’ultima ha, infatti, registrato, nei giorni in cui i tassisti hanno incrociato le braccia, un boom dei download, sia sull’App Store di iOS che sul Play Store di Android. Questo è un altro campanello d’allarme: il progresso si fa sempre più avanti e, intanto, un’altra categoria potrebbe scomparire.
La domanda che dobbiamo porci, oggi, seguendo anche le affermazioni di Erik Brynjolfsson e Staglianò, è: riusciremmo – oggi – a vivere e lavorare senza internet, a comunicare senza Skype, Facebook, o le e-mail, a viaggiare senza aerei o treni? Riusciremmo a mettere da parte i nostri smartphone o tablet? La risposta è no: lo sviluppo e l’innovazione tecnologica hanno radicalmente cambiato il nostro modo di vivere ma, soprattutto, il nostro modo di lavorare.
Tuttavia, è pur vero che molte categorie di lavoratori sono a rischio estinzione. Molti lavori sono, ormai, scomparsi: basti pensare ai tipografi, alle macchinette nei caselli dell’autostrada che hanno sostituito molto personale. Inoltre, è diminuito il personale negli enti pubblici, grazie a una burocrazia più snella, e così via.
Si pensi anche al digitale, che ha permesso l’accesso a contenuti gratuiti e che, per quanto riguarda il lavoro, ha creato nuove mansioni, caratterizzate da un’elevata qualificazione, le quali hanno rubato spazio ai lavoratori poco qualificati.
Ciò che accadrà in futuro non ci è dato saperlo ma, secondo le previsioni di Frey e Osborne stilate un po’ di tempo fa, lo sviluppo tecnologico, sempre più rapido, metterà, nel corso del prossimo decennio, ad elevato rischio sostituzione il 47% della forza lavoro statunitense.