Da qualche anno la crisi spinge i ragazzi a preferire piccole occupazioni invece di intraprendere gli studi universitari. Coloro i quali continuano con l’Università sperano di trovare lavoro nell’ambito per cui hanno sempre studiato. Effettivamente, secondo recenti studi, la maggior parte dei laureati trova un impiego a 5 anni dalla laurea ma non in settori in cui sono preparati.
I più “fortunati” sono i laureati in Ingegneria e Medicina che, bene o male, trovano impieghi che si avvicinano ai due campi, i più sfortunati sono i laureati nelle materie umanistiche che spesso si ritrovano a fare gli operatori di call-center, i commessi, i postini e simili. Ovviamente non si disprezza nulla ma un lavoro che non soddisfa non può essere un lavoro fatto bene, ce ne possiamo accorgere già dalle scuole quando controvoglia siamo obbligati a studiare la materia che meno ci piace: non sempre i risultati sono soddisfacenti come quelli ottenuti in una materia che, invece, piace.
Accettare dei lavori, anche part-time, può aiutare la famiglia ad andare avanti e nelle piccole spese, ma abbandonare gli studi potrebbe portare ad avere un futuro ancora meno soddisfacente. Nelle varie Università è possibile iscriversi come studenti-lavoratori, lasciando così il tempo per fare entrambe le cose. Inoltre esistono anche dei corsi online che permettono di avere un titolo di studi che possa permettere, in un futuro possibilmente più roseo, un lavoro sicuro e ben pagato.
E’ necessario, dunque, risvegliare la coscienza, di giovani ed adulti, contro l’abbandono degli studi ed anche la coscienza dei politici affinché qualcosa di positivo avvenga presto e ci sia la possibilità per i ragazzi di creare società e famiglie che rendano questo Paese sempre migliore ed orgoglioso dei suoi cittadini.
Quanto appena detto, però, non dovrebbe far amare meno lo studio, sarebbe bene che ognuno la pensasse come Francesco Bacone: “Vorrei vivere per studiare e non studiare per vivere”.