Dall’ultimo rapporto Ocse su giovani e occupazione, emergono dati decisamente allarmanti per l’Italia. Nel giro di 6 anni, da quando cioè la crisi è ‘entrata nel vivo’, il tasso di occupazione dei giovani di età compresa tra i 15 e i 29 anni è sceso di quasi 12 punti percentuali, passando dal 64,33% al 52,79%. E’ solo uno dei tanti dati che emergono dal rapporto, ma è già decisamente preoccupante, soprattutto se consideriamo che la media dell’Ocse, nello stesso periodo, è del 73,7%: dopo la Grecia, i peggiori in Europa siamo noi.
I giovani Neet, cioè disoccupati e non iscritti a scuola/università, sono il 26,09% degli under 3o, i quarti tra i paesi Ocse; nel 2008, tanto per fare un raffronto, in Italia i Neet erano il 19,15%, circa 7 punti percentuali in meno. Tra i Neet in Italia (che rappresentano il 27,99% delle giovani in Italia, mentre il 24,96% tra i maschi), il 40% ha abbandonato la scuola prima del diploma superiore, il 49,87% si è fermato dopo il diploma, mentre il 10,13% ha un titolo universitario. Nei paesi Ocse, comunque, a fine 2013 i Neet erano 39 milioni, più del doppio di quelli prima della crisi.
Un altro dato che dovrebbe far allarmare – e non poco – è quello riguardante il cosiddetto lavoro di routine, un lavoro cioè che non richiede l’utilizzo di competenze specifiche, che è svolto dal 31,56% dei giovani italiani. Inoltre, il rapporto Ocse evidenzia come il 15,13% dei giovani in Italia abbia un lavoro che preveda poche possibilità di apprendimento. Capitolo uso del computer, un altro dei problemi annosi dell’Italia: l’Ocse evidenzia come il 54,3% dei giovani faccia un lavoro che non gli permetta di incrementare la propria esperienza nell’utilizzo del computer, mentre il 3% dichiara di non usarlo mai, nemmeno al di fuori dell’ambito lavorativo. Ultimo dato, anch’esso più che preoccupante, che riguarda però la fascia d’età compresa tra i 30 e i 54 anni: il tasso di occupazione è sceso di 4 punti percentuali tra il 2007 e il 2013 (74,98% contro il 70,98% attuali).