Nella giornata dell’8 marzo in cui si celebra la Donna dobbiamo, per l’ennesima volta, parlare di un fatto di discriminazione che il genere femminile continua a subire. Durante un periodo di prova al lavoro, una dipendente scopre di essere incinta, lo comunica all’azienda che il giorno dopo le dà il benservito con un messaggio su Whatsapp. Un altro atto discriminatorio nei confronti della donna e dei suoi bisogni.
La donna licenziata perché in stato di gravidanza è riuscita a ottenere giustizia e infatti, come stabilito da Gabriella Puzzovio, giudice del Tribunale del Lavoro di Brindisi, la dipendente avrà diritto a un risarcimento pari a 13 mila Euro. Secondo il giudice si tratta di un vero e proprio atto discriminatorio nei confronti della dipendente da parte della sua azienda.
La protagonista è Giorgia Marinò di Brindisi, di anni 38, che dovrà ricevere questa cifra di risarcimento dal suo datore di lavoro a seguito di alcune retribuzioni non corrisposte dal recesso sino alla data di scadenza del contratto. La cooperativa potrà fare appello a questa decisione da parte del giudice.
Come racconta il Nuovo Quotidiano di Puglia, la donna è stata assunta nel febbraio 2020 per un anno con un periodo di prova della durata di un mese. A marzo dello stesso anno, terminato il periodo di prova, scopre di essere incinta e chiede di non effettuare i turni notturni considerando il suo stato. La coordinatrice le fornisce sostegno e rassicurazioni, ma nel mese di aprile riceve la lettera di licenziamento dal momento che il periodo di prova non è stato superato.
La dipendente si è poi rivolta agli avvocati in seguito ai quali è nata una sorta di contesa. Poco prima di sapere della gravidanza, la donna ha anche ricevuto i turni da coprire per il mese successivo, segno che il suo periodo di prova era andato bene. Tramite un messaggio su Whatsapp, ha scoperto di essere stata messa da parte in quanto in dolce attesa, un fatto che l’ha molto turbata.