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Simboli religiosi nelle aule: il commento del Ministro Fedeli

Anche il Ministro dell'istruzione Valeria Fedeli ha voluto commentare la scelta del preside della scuola Ragusa Moleti di Palermo. Il pluralismo religioso è altra cosa da quanto attuato a Palermo.

Scuola e Istruzione
Pubblicato il 26 novembre 2017, alle ore 11:57

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Simboli religiosi nelle aule: il commento del Ministro Fedeli

Durante il Convegno “ESSERCI PER EDUCARE…le nuove generazioni“, tenutosi a Verona, presso l’Auditorium Cattolica Center, oggi pomeriggio, 25 novembre 2017, il Ministro per l’istruzione Valeria Fedeli ha voluto, durante il suo intervento, commentare la scelta, tanto discussa in questi giorni, di togliere i simboli religiosi dalle aule, da parte di un preside di Palermo, Nicolò La Rocca.

Il Ministro per l’istruzione Fedeli ha espresso così il suo parere: “Quel preside attua in modo improprio, da un punto di vista del rapporto con i genitori, una circolare del 2009 della ministra Gelmini, che era intervenuta dicendo che non dovevano esserci scuole confessionali. Cosa che è differente dall’avere in classe i simboli della religione cattolica”.

La scuola in cui, da qualche giorno, una circolare vieta agli insegnati di far pregare i bambini è la Ragusa Moleti, presto, a macchia d’olio, la circolare raggiungerà anche le due succursali, Sunseri ed ex Pestalozzi. I primi a chiedersi il perché di questo cambiamento sono stati proprio i bambini.

Il Ministro Fedeli ha spiegato che pluralismo religioso significa altro da quanto accaduto nella scuola di Palermo.  Il 4 ottobre, nella festa di san Francesco d’Assisi, patrono d’Italia, è stato inviato a tutte le scuole – ha detto sempre il Ministro Fedeli –  un calendario che comprende tutte le feste delle varie comunità religiose. Anche questo, ha poi affermato, è pluralismo religioso.

Valeria Fedeli continua poi l’intervento spiegando che l’articolo 3 della Costituzione italiana afferma “che non si discrimina in base al sesso, alla razza e alla religione”. Probabilmente l’intervento non ha tenuto conto del pensiero dei genitori su questo argomento. “Sicuramente – secondo il Ministro – c’è stato un limite di intervento”.

Il dialogo sembra essere ancora una volta l’asso nella manica, così come nell’obiettivo del Convegno odierno a Verona: dialogare con la Chiesa, con lo Stato e con gli Enti locali.

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Cosa ne pensa l’autore
Marilena Carraro

Marilena Carraro - Sono svariati i commenti che si susseguono in queste ore su questo argomento. Vorrei dire la mia. Quando i bambini pregano, pregano davvero. Le loro parole vibrano nel cuore. A volte chiedono di esprimere a voce alta le loro intenzioni, altre volte se ne stanno zitti, non perché non sanno cosa dire. Sanno bene cosa chiedere, ma la loro sensibilità li fa pregare con il cuore, per proteggere papà e mamma, visti litigare, un parente all'ospedale, il nonno che sta per morire... e così via. Sanno pregare e cosa chiedere nella preghiera.... anche se fatta solo nel cuore.

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