Secondo uno studio pubblicato da una delle più autorevoli riviste scientifiche, The Lancet, tenere gli istituti scolastici aperti contribuisce ad un aumento dei contagi da Covid-19. La ministra Lucia Azzolina, da mesi, sostiene la tesi che le scuole non sono affatto focolai per il virus, riuscendo a mantenere la scuole aperte, almeno le materne e le primarie.
Tra i sostenitori della Azzolina ci sono due eminenti scienziati, l’immunologa Antonella Viola, Professoressa di Patologia presso il Dipartimento di Scienze Biomediche dell’Università di Padova e Direttrice Scientifica dell’Istituto di Ricerca Pediatrica, e il professor Guido Silvestri, capo dipartimento di Patologia all’Università Emory di Atlanta, direttore della Divisione di Microbiologia e Immunologia allo Yerkes National Primate Research Center.
La professoressa Viola cita i modelli dell‘Imperial College di Londra, che stimano un aumento di migliaia di morti se si chiudessero le scuole. “Cosa per altro immaginabile”, afferma la scienziata “visto che i bambini stanno con i nonni oppure con le mamme, come le infermiere e dottoresse, che invece dovrebbero stare a lavorare in ospedale per il covid mentre devono curare i figli”. Su Nature è stato pubblicato anche un altro studio importante, in cui si citano anche dati italiani a dimostrare che non vi è correlazione tra l’aumento della diffusione del virus e l’apertura delle scuole.
Silvestri scrive sui social: “Apprezzo moltissimo l’approccio del ministro Lucia Azzolina nel tenere duro su questo punto”. Anche secondo il virologo i dati a disposizione illustrano una situazione nelle scuole non allarmante. Non solo, Silvestri dichiara apertamente che i lockdown generalizzati non possono essere l’unico sistema di contrasto alla pandemia e loda la flessibilità mostrata con l’istituzione delle fasce colorate.
Sono almeno sei i parametri di diffusione del contagio, oltre al contatto diretto, secondo lo scienziato: i livelli di immunità preesistenti alla pandemia, fattori genetici, climatici ed ambientali. Quelli virali intrinsechi, che spiegherebbero i motivi per cui a Singapore ci sia stata una bassissima letalità, malgrado una densità abitativa molto alta. Senza contare i superspreader, soggetti asintomatici inconsapevoli, che potrebbero avere un effetto epidemiologico drammatico.