Un disegno di legge punta ad “eliminare” il panino portato da casa, che dovrebbe essere quindi bandito, per essere sostituito dalla mensa scolastica, che diventerebbe obbligatoria. Quindi, ad un anno dalla sentenza di Torino, che ha aperto una vera e propria spaccatura rendendo liberi i genitori di dare il panino fatto in casa ai propri bambini, ora il governo ed il Parlamento sembra fare dietrofront su questa scelta.
Al centro della discussione ci sarebbe l’articolo 5 del disegno di legge riguarda tutta le mense, anche quelle ospedaliere e lavorative: “I servizi di ristorazione scolastica sono parte integrante delle attività formative ed educative erogate dalle istituzioni scolastiche”. Tuttavia, molte famiglie non sono d’accordo, mentre i promotori sono convinti che con questa legge si eviterebbe una disorganizzazione inutile.
Sabina Calogero della Rete mensa ha accusato sia il governo che il Parlamento, poiché ritiene che hanno tirato fuori un disegno di legge di due anni fa, e soprattutto non hanno voluto conoscere i pareri delle famiglie rendendo obbligatorio sia la mensa che il servizio a pagamento per far ricevere il cibo ai propri bambini. I genitori che vogliono nutrire i loro bambini con il metodo fai-da-te (che secondo i dati sono 6 mila su 30 mila solo a Torino), vedono nell’articolo 5 una vera e propria imposizione.
Le norme saranno studiate dalla commissione Agricoltura del Senato, successivamente toccherà all’Istruzione e infine in aula del Senato. Non tutte le famiglie vogliono garantire la mensa ai propri bambini, e già si stanno studiando i primi “escamotage” per evitare ciò, come ha rivelato Giorgio Vecchione, che rivela che sono pronti per cambiare sezione per passare dal tempo pieno al temo normale, per far tornare i bambini a casa giusto in tempo per il pranzo.
Il preside di Torino, Lorenza Patriarca che dirige la scuola Tommaseo, dichiara: “I Comuni potrebbero decidere per i costi insostenibili di non garantire più il servizio, mettendo a rischio il tempo pieno. La mensa obbligatoria sarebbe paragonabile alla fornitura dei libri di testo alle elementari, gratuita o quasi, al pari di un servizio pubblico essenziale”.