L’Italia è all’ultimo posto in Europa per la spesa pubblica che il governo dedica all’istruzione, che si attesta appena al 9,05% rispetto alla media europea del 10,84. Davanti a noi stanno Spagna, Bulgaria, Polonia, Slovenia, Portogallo, e dati accertati testimoniano che siamo superati solo da Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria, Romania.
Secondo i dati forniti dalla relazione della Rete Eurydice commissionata dalla Commissione europea, i nostri insegnanti sono i meno pagati d’Europa, e a dimostrarlo è lo stipendio medio di un’insegnante italiana della primaria che si attesta sui 23 mila euro lordi annui (22.903) a inizio carriera, mentre a fine mandato diventano circa 33.740. Stando ai calcoli fatti dalla Uil Scuola la media Ue si attesta sui 26.212 euro alla partenza che alla fine diventano 43.416.
Anche lo stipendio di un professore laureato differisce dall’Italia ad altri paesi europei, e se un insegnante in un liceo italiano dal primo anno guadagna meno di 25 mila euro lordi l’anno e dopo 35 anni va in pensione con 38.745 euro lordi resta pur sempre una differenza con paesi come il Portogallo, dove un insegnate parte con una cifra simile ma arriva al termine del mandato con ben 43.285, che per il prof portoghese vale oltre 60 mila dollari, vale a dire il 20% in più rispetto al collega italiano. E la cifra sale ancora se parliamo di un insegnante irlandese, che arriva a prendere a fine carriera 68.391 dollari mentre quello tedesco arriva a 77.628 dollari dopo 28 anni di cattedra.
Vale la pena ricordare che gli insegnanti italiani sono quelli che dedicano più ore di lavoro in classe, con una media di 22 ore settimanali contro le 19,6 ore europee, ma ci superano francesi (24), spagnoli e portoghesi (25). Per fortuna che il governo, nella riforma della Buona scuola ha mantenuto gli scatti di anzianità, che all’ultimo minuto sono rimasti invariati. Inoltre, la card di 500 euro potrebbe influire positivamente sugli stipendi, e forse potrebbe contribuire a cambiare opinione sugli insegnanti e, copme sostiene il premier Renzi, cominciare a considerarli come un’importantew risorsa per la crescita e l’educazione dei nostri figli. E saranno i fatti a dargli ragione, a cominciare dalla messa in atto di tutti i buoni propositi.