Ormai è un dato di fatto: Mario Draghi si dimette. Dopo la giornata di ieri con il non voto da parte del Movimento 5 Stelle e di buona parte del centro-destra, è chiaro che non si può più parlare di unità nazionale.
Il leader dei 5 Stelle Giuseppe Conte commenta “Non era questione di ultimatum ma di priorità su cui bisognava definire un’agenda di governo. Non è stato possibile, abbiamo visto da parte del premier Draghi non solo indicazioni generiche, purtroppo su alcune misure c’è stato anche un atteggiamento sprezzante. Questo ci spiace molto. Perché abbiamo ricevuto anche degli insulti, e anche da parte delle forze di centrodestra c’è stato un atteggiamento incomprensibile”.
Per quanto riguarda la destra, invece, è dura la posizione di Mariastella Gelmini che sceglie di lasciare Forza Italia in vista dell’ipotetico voto in autunno. La Gelmini ha spiegato: “Ho ascoltato gli interventi in Aula della Lega e di Forza Italia apprendendo la volontà di non votare la fiducia al governo (esattamente quello che ha fatto il Movimento 5 Stelle giovedì scorso). In un momento drammatico per la vita del Paese, mentre nel cuore dell’Europa infuria la guerra e nel pieno vortice di una crisi senza precedenti, una forza politica europeista, atlantista, liberale e popolare oggi avrebbe scelto di stare, senza se e senza ma, dalla parte di Mario Draghi“.
Il voto in autunno dichiara inevitabilmente uno stop alle manovre economiche che l’esecutivo avrebbo dovuto varare. Dunque, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) si ferma. DDL Zan, riforma delfisco, Ius Scholae, riforma delle pensioni, tutto “rimandato”. Un vero dramma per il Paese, già economicamente colpito dalle conseguenze della pandemia prima e della guerra in Ucraina dopo.
Cosa accadrà al mondo della scuola?
Il rischio principale riguarda certamente le pensioni con il ritorno da gennaio 2023 della Legge Fornero. Con la mancata approvazione della manovra, andrà a scomparire, difatti, Quota 102, insieme ad ApeSociale e Opzione Donna.
Un altro motivo di preoccupazione per il comparto scuola riguarda la riforma del reclutamento dei docenti. La legge, pubblicata in Gazzetta Ufficiale il 29 giugno 2022 ed entrata in vigore dal 30 giugno, era in attesa dei decreti attuativi. Il primo da realizzare entra il 31 luglio ma con altri tredici da varare nei prossimi mesi. Con un governo che rischia l’esercizio provvisorio, le probabilità di uno slittamento delle riforme sono decisamente alte.