Secondo una recente statistica gli studenti italiani sono al primo posto per il consumo degli psicofarmaci: questi servono e vengono utilizzati per migliorare la concentrazione e quindi le prestazioni scolastiche ma anche per reggere le lunghe notti passate a ballare in discoteca, per riuscire a dormire meglio dopo aver fatto uso di un quantitativo eccessivo di eccitanti e/o per dimenticare la fame. Questi vengono anche e soprattutto consumati, senza la necessaria consapevolezza, in un mix (che possiamo considerare letale) con alcol per sballarsi illegalmente, ovviamente.
Lo studio è stato fatto in tutta l’Europa e gli studenti italiani (che vanno dai 15 ai 20 anni) sono risultati, come abbiamo già detto, primi in classifica per l’utilizzo di psicofarmaci non prescritti. A lanciare l’allarme è stato lo studio Espad Italia, che si è reso conto dell’aumento elevato del consumo di questi farmaci, condotto a Pisa dal reparto di epidemiologia e ricerca dell’istituto di fisiologia clinica.
E’ emerso che il 10% circa degli studenti italiani fa uso di queste pillole (acquistate in rete, “rubate” ai propri genitori, utilizzate come droghe illegali o per diminuire lo stress), mentre in Europa si parla del 6% circa dei giovani.
La ricercatrice Sabrina Molinaro, che da anni ormai si occupa di questo fenomeno e dell’aumento dei consumi di droghe pesanti come cannabis, eroina, allucinogeni, sottolinea che “Li prendono soprattutto mischiati con l’alcol, per loro è droga legale e a buon mercato, che trovano in casa o facilmente in rete”.
Questo avviene poiché, la maggior parte delle volte, i giovani italiani non sanno a cosa vanno incontro e non sanno neanche ciò che prendono: lo hanno ammesso più di 50mila ragazzi che sottolineano come abbiano fatto uso di sostanze di cui non conoscevano neanche il nome.
Il fenomeno è in forte aumento anche nel resto del mondo: in Inghilterra sono più consumati quei medicinali che aumentano le prestazioni, stimolano la concentrazione e l’attenzione (boom energico per gli studenti sotto esame, soprattutto), a differenza di quelli consumati per scopi prettamente ludici che, invece, ritroviamo in Italia.
Il Times, nei giorni scorsi, ha annunciato come la maggior parte dei dottori sia contraria alla somministrazione di questi farmaci, che servono per curare le disfunzioni legate alla memoria o all’attenzione, ai soggetti sani sottolineando come “spesso non sanno nemmeno cosa prendono, qualcosa che non ha nulla a che vedere con quello che pensano”.