Arte e femminicidio, da Artemisia a Frida: riflessioni degli studenti dell’Istituto Comprensivo di Francavilla

Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne. Elaborati e riflessioni degli alunni dell'Istituto Comprensivo "Alvaro" di Francavilla/Cerchiara, con annesso plesso di San Lorenzo Bellizzi.

Arte e femminicidio, da Artemisia a Frida: riflessioni degli studenti dell’Istituto Comprensivo di Francavilla

In occasione della “Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne” del 25 novembre 2020, gli alunni della scuola secondaria di I grado dell’Istituto Comprensivo “Alvaro” di Francavilla/Cerchiara con annesso il plesso di San Lorenzo Bellizzi, guidato dalla dirigente scolastica Maria Carmela Rugiano, hanno prodotto elaborati impregnati di simbologia femminile che rimandano al dramma antico e contemporaneo delle donne violentate e uccise, dalle panchine rosse alle scarpe rosse che in tempi pre-covid hanno allestito le varie piazze del mondo.

Accanto alla produzione grafico-cromatica, esibita durante la didattica a distanza, è scaturita una riflessione sulle pittrici che hanno interpretato la spietatezza umana da spettatrici o da protagoniste, artiste che hanno segnato le diverse epoche da Artemisia Gentileschi (1593 – 1653) a Frida Kahlo (1907 – 1954).

Con l’opera “Per qualche colpo di pugnale” del 1935, la pittrice messicana Frida Kahlo, ha rappresentato un’episodio di cronaca nera realmente accaduto, quello di un sanguinoso crimine che vede un marito geloso e morboso massacrare la moglie durante il sonno. Il colore rosso delle macchie di sangue imbrattano le candide lenzuola e la stanza da letto coniugale, alludendo anche alle coltellate fisiche e interiori della stessa Kahlo, disabile e legata da un amore malsano al pittore Diego Rivera.

Mentre con l’opera “Susanna e i Vecchioni” del 1610, la pittrice romana Artemisia Gentileschi, evoca l’episodio biblico dove la casta Susanna è ricattata sessualmente da due anziani signori, quasi una metafora del destino stesso della Gentileschi, figlia d’arte e allieva di Agostino Tassi che abuserà di lei nella intimità della sua casa.

Dopo averla stuprata, il Tassi già coniugato, la ingannerà con la promessa di un matrimonio riparatore per salvare il suo onore perduto, promessa ingannevole che sfocerà in una denuncia penale. Nel corso del pruriginoso processo, la giovane donna sarà sottoposta alla famigerata tortura della sibilla, con lo sciagurato rischio di perdere i pollici delle mani, stritolati durante il supplizio.

Ma nonostante i sospetti, le visite ginecologiche, le umiliazioni e i sonetti diffamatori scritti per screditare la fanciulla, Agostino Tassi verrà finalmente condannato e Artemisia Gentileschi, lontana dai pregiudizi sociali, potrà dedicarsi alla sua carriera di pittrice caravaggesca. Due esempi di donne fragili e forti, ferite e coraggiose che esaltano il ruolo della donna nella vita e nel mondo dell’arte.

Continua a leggere su Fidelity News