Quando meditiamo l’acquisto di un computer quello che cerchiamo, spesso, è una macchina “onesta” che costi anche poco. Per quanto poco sia, però, nessuno immaginerebbe la possibilità di acquistare un computer, ad appena 5 dollari. E’ quello che, da qualche ora, è possibile fare – per ora solo nello UK e negli USA – grazie alla Raspberry Pi Foundation che, nata nel 2009 nel sud del Cambridgeshire per avvicinare i più piccoli all’informatica, ha varato – appunto – il Raspberry Pi Zero da 5 dollari.
In verità uno dei primi esperimenti di questa Fondazione è stato il mini-laptop Raspberry, realizzato da Nathan Morgan di Parts-projec mettendo l’hardware di base della Raspberry in un case alquanto giocattoloso dotato di schermo, touchpad e di tutte le uscite necessarie per funzionare come un vero e proprio portatile. Il progetto in questione costa appena 25 dollari e, se prodotto in scala industriale, potrebbe venire commercializzato a 50 euro, il prezzo di alcuni smartphone cinesi di fascia ultra bassa!
Ebbene, il Raspberry Pi Zero cui accennavamo ad inizio articolo, dal costo di appunto 5 dollari, batte persino il mini-laptop di Morgan. E’, sostanzialmente, una scheda madre grande quanto una carta di credito e sottile appena 5 millimetri sulla cui superficie sono saldati un processore Broadcom da 1 Ghz ed un banco di RAM da 512 MB. Il collegamento con le periferiche esterne è garantito da una porta USB, da una microHDMI per l’uscita di flussi video in FullHD e da una porta per il dongle Wireless.
Non meno importante è lo slot per le schede microSD che viene abbinato ad una schedina SD da 8 GB sulla quale è installato il software NOOBS che carica il sistema operativo Raspbian (un fork di Linux) corredato di applicativi per un pronto utilizzo e del tool Scratch per imparare a programmare (grazie a un tutorial).
Tra gli usi possibili del Raspberry Pi Zero, l’ultraeconomico Pc tascabile da 5 dollari, troviamo gli impieghi nella didattica (Google ha spesso investito in Raspberry per introdurre la tecnologia nella scuole), nella programmazione, nella robotica/AI, e – di corredo – nell’Internet of Things (aka Domotica).