Ricerche hi-tech: in arrivo il DNA semi-sintetico, i tatuaggi viventi, e la mano bionica

Diversi futurologi ipotizzano che la prossima tappa dell'evoluzione si raggiungerà grazie all'ibridazione umana con elementi tecnologici: uno scenario che sembra diventare reale, grazie al DNA semi-sintetico, ai tatuaggi 3D "viventi", ed alla mano bionica.

Ricerche hi-tech: in arrivo il DNA semi-sintetico, i tatuaggi viventi, e la mano bionica

La tecnologia percorre diversi scenari di sviluppo e, tra i tanti, uno dei più interessanti è quello che vede le innovazioni applicarsi alla salute umana, per migliorarla. Di recente, in tale ambito, l’attenzione dei media si è accesa su diverse innovazioni tecniche, costituite dall’invenzione di un codice genetico semi-sintetico, dalla realizzazione di tatuaggi “viventi” stampati in 3D, e dalla progettazione di una mano robotica che si muove con naturalezza umana.

Le ricerche sul codice genetico semi-sintetico sono state realizzate dal gruppo di studiosi diretto dal dottor Floyd Romesberg, presso lo Scripp Research Institute di San Diego (USA): il tutto è iniziato nel 2008, quando si sono identificate 2 molecole che potevano fare da lettere aggiuntive, X e Y, alle tradizionali quattro lettere (Adenina, Citosina, Guanina e Timina) che strutturano lo schema a doppia elica di qualsiasi essere vivente risieda sulla Terra. Nel 2014, vennero creati degli organismi ibridi che presentavano, nel DNA, le due lettere aggiuntive: tuttavia, tale aggiunta sintetica veniva persa dopo qualche generazione.

Di recente, come confermato da un articolo pubblicato su “Nature”, le cose sono andate meglio, ed un batterio modificato ha prodotto una proteina fluorescente, proprio grazie alle 2 lettere aggiuntive addizionate al suo codice genetico. Il fine di tali esperimenti, grazie ad un codice genetico semi-sintetico, è quello di creare medicinali ad oggi impossibili, o di eliminare le controindicazioni presenti in diversi farmaci già in auge (ad es. dagli anti cancro, facendo sì che vadano ad agire solo laddove ve n’è bisogno).

Su Advanced Materials, invece, è stato pubblicato il risultato di alcune ricerche svolte presso il famoso MIT (Massachusetts Institute of Technology), conclusesi con la realizzazione di un tatuaggio (simile alla “pelle smart“), stampato in 3D, fatto di cellule viventi. Il tutto è stato realizzato ponendo, in uno strato di idrogel dei nutrienti necessari ad alimentare le cellule batteriche che costituiscono “l’inchiostro” di questi tatuaggi, poi stampati in 3D sotto forma di circuiti adesivi sottilissimi.

Applicati alla pelle, i tatuaggi viventi reagiscono a particolari variazioni chimiche della medesima, potendo segnalare l’insorgenza di talune patologie: in futuro, però, si prevede di addestrarli affinché reagiscano a particolari condizioni di luce, alla presenza di inquinanti nell’aria, e in modo che, facendoli interagire tra loro come circuiti di un computer biologico, possano rilasciare dei medicamenti (come il cerotto “bionico” ripara cuore) qualora alcuni di essi, con funzione di sensori biologici, ravvisino l’emergere di una determinata condizione. 

Chiudiamo, infine, con la mano robotica di nuova generazione, che potrebbe migliorare significativamente la vita delle persone che hanno perso un arto. Sino ad oggi, le protesi rilevavano i segnali elettrici dei muscoli rimasti nell’arto residuo, e li trasmettevano ad una mano sintetica che, però, si limitava ad aprire e chiudere, allo stesso tempo, tutte le dita.

L’Istituto di Biorobotica della Scuola Sant’Anna di Pisa, però, secondo una pubblicazione dello Scientific Reports, ha usato il campo magnetico per rilevare gli impulsi dei muscoli, ed ha utilizzati dei magneti per muovere, con naturalezza, le dita di una protesi robotica. A questo punto, la sperimentazione sulle persone – tramite protesi impiantabili – attende solo la realizzazione di magneti biocompatibili. Poi, lo scenario prospettato da famose serie tv, come “La donna bionica” e “L’uomo da 6 milioni di dollari”, non apparirà più così fantascientifico…

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