Meta al bivio tra super-chip e nuova realtà virtuale: la strategia che prepara il terreno al 2026

Meta punta su due fronti per il 2026: investimenti miliardari nei chip AI di Google per potenziare i datacenter e il lancio del visore di nuova generazione, più leggero e avanzato, destinato a rivoluzionare l’esperienza di realtà virtuale.

Meta al bivio tra super-chip e nuova realtà virtuale: la strategia che prepara il terreno al 2026

Meta si muove su due fronti decisivi per definire la propria evoluzione tecnologica: da un lato la possibile alleanza miliardaria con Google per abbracciare le TPU come base dei futuri datacenter dedicati all’intelligenza artificiale, dall’altro il progetto del visore di nuova generazione atteso per il 2026, destinato – secondo i rumor – a segnare una discontinuità netta rispetto alla linea Quest. Due scenari diversi ma uniti dalla stessa ambizione: consolidare il ruolo di Meta in un mercato in cui l’AI e la realtà mista si stanno trasformando nei pilastri del business globale.

Secondo le indiscrezioni riportate da The Information, Meta sarebbe pronta a investire miliardi nei chip progettati da Google, puntando sulle TPU come alternativa alla predominanza delle GPU NVIDIA. La fornitura, che dovrebbe concretizzarsi non prima del 2027, segnerebbe un cambio di passo notevole nell’infrastruttura della società guidata da Mark Zuckerberg. Già nel 2026, però, Meta potrebbe iniziare a noleggiare parte di questa tecnologia attraverso Google Cloud, anticipando la transizione verso un modello hardware più specializzato e ottimizzato per i carichi AI avanzati. Le TPU rappresentano un approccio profondamente diverso rispetto alle GPU: sono circuiti specifici concepiti unicamente per l’esecuzione di operazioni legate al machine learning.

Una scelta che offre picchi di efficienza ma che richiede un vincolo maggiore, poiché questa tipologia di chip eccelle in compiti mirati e non può gestire con la stessa flessibilità i carichi eterogenei tipici delle GPU moderne. NVIDIA, perfettamente consapevole del segnale lanciato da Meta, ha subito risposto sottolineando di essere “una generazione avanti” e di poter contare sulla versatilità del proprio ecosistema. Una reazione che, di fatto, conferma la rilevanza strategica di un accordo che potrebbe ridisegnare gli equilibri del mercato. Il contesto è ancora più significativo se si considera che Google ha già stretto accordi simili con altri colossi dell’AI come Anthropic, e che l’interesse crescente verso hardware dedicato sta spingendo l’industria verso una nuova corsa ai chip. Le oscillazioni in Borsa, con un calo sensibile del titolo NVIDIA e una forte spinta verso il valore di Google, confermano quanto questo segmento rappresenti oggi il cuore degli investimenti tecnologici globali.

Parallelamente, Meta si prepara a rivoluzionare la sua offerta nel mondo della realtà virtuale con un visore previsto per la fine del 2026, spesso indicato come “Quest 4” benché, stando ai rumor, potrebbe addirittura abbandonare il nome storico per segnare un cambio generazionale. Le anticipazioni parlano di un dispositivo più leggero, più compatto e radicalmente diverso dall’attuale gamma, grazie a un design ripensato e all’introduzione di tecnologie avanzate come l’eye tracking e il face tracking di nuova generazione. La novità più sorprendente riguarda la possibile assenza dei controller tradizionali nella confezione, scelta che confermerebbe la volontà di Meta di puntare tutto sul tracciamento delle mani e sugli input basati sullo sguardo. Una direzione già annunciata negli anni precedenti ma che ora potrebbe diventare il fulcro dell’interazione in VR. Il prezzo stimato, intorno agli 800 dollari, rifletterebbe non solo l’evoluzione dell’hardware ma anche un posizionamento più vicino ai segmenti professionali e alle applicazioni ibride, oltre il semplice intrattenimento. Un’altra ipotesi affascinante riguarda la presenza di un’unità esterna dedicata a batteria e calcolo, soluzione che permetterebbe di alleggerire il visore e avvicinare l’esperienza all’uso di un paio di occhiali avanzati più che a un dispositivo voluminoso. A questo si aggiungerebbero un display migliorato, un passthrough ancora più fedele e una mappatura spaziale più accurata, aprendo a scenari d’uso completamente nuovi per uffici, creativi e ambienti collaborativi.

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