Apple TV 4K: set-top box perfetto ma, alla prova dei fatti, con diversi "lati oscuri"

Ormai da un mesetto, le nuove Apple TV 4K sono giunte negli Apple Store e, quindi, è possibile testarle, valutandone i pro ed i contro: questi ultimi, in particolare, stanno destando più di una qualche perplessità...

Apple TV 4K: set-top box perfetto ma, alla prova dei fatti, con diversi "lati oscuri"

L’evento Apple di Settembre è stato universalmente ricordato per la presentazione dell’iPhone X, il melafonino del decennale. In realtà, sul palco dello Steve Jobs Theatre, è stata annunciata anche una doppietta di iPhone 8, pur avanzatissimi, più conservativi (nel design e nelle funzioni) del primo e, dulcis in fundo, la nuova Apple TV 4K sul conto della quale, però, i primi fortunati possessori hanno fatto una scoperta non proprio piacevole.

No. Non ci riferiamo alle specifiche. Sotto quest’aspetto, il processore A10X Fusion, lo stesso già ammirato a bordo dell’iPad Pro, fa egregiamente il suo dovere nel riprodurre, ad esempio tramite VLN o Infuse 5, i contenuti, sia in 4K (UHD) che in HD, nei formati HDR10 e Dolby Vision. Il costo, poi, di 7.99 dollari per l’acquisto, e di 3.99 euro per il noleggio, non è nemmeno esorbitante, e non varia a seconda della risoluzione scelta (un buon film in 4K, in altre parole, vi costerà tanto quanto un semplice HD). Ed allora, dove sono i problemi che, ai primi arrivi della nuova Apple TV 4K negli Apple Store, stanno destando più di una qualche perplessità?

È presto detto. In primis, la disponibilità dei contenuti. Di film in 4K nativo ve ne sono ancora pochi, anche il numero cresce man mano che Apple stringe nuovi accordi e che i fornitori di contenuti li realizzano: il resto, nella maggior parte, sono titoli che dispongono almeno dell’HDR e, in molti frangenti, del Dolby Vision. In compenso, chi abbia già comprato un titolo in HD se lo vedrà automaticamente e gratuitamente convertito alla risoluzione maggiore, con pochi artifici ed una qualità, tutto sommato, al di sopra della media.

A questi contenuti, certo, si potrebbe aggiungere quelli di Netflix 4K o di Amazon Prime Video (almeno dal punto di vista tecnico) ma, già in questo caso, bisogna munirsi di un abbonamento a parte, di 12.99 euro al mese per il primo, e di 19.99 euro annui per il secondo (con la possibilità, però, di godere di una rapida e gratuita consegna di diversi milioni di prodotti acquistati sul noto e-commerce di Seattle).

YouTube? No: a parte che molti suoi contenuti in 4K non sono di eccelsa qualità ma – più che altro – qui vi è una restrizione della Apple a frenare la possibilità di sfruttare almeno i contenuti Googleiani: quest’ultimi, infatti, sono codificati in VP9, mentre la Apple TV richiede che sfruttino il codec compresso HEVC: diversamente, li gestisce scalandoli a 1080p (FullHD). Sempre tanta roba, ma non la stessa…

Il secondo grande problema emerso è, appunto, quello dello streaming. La Apple TV ha hard disk piccoli, da 32 o 64 GB e – per questo motivo – permette anche il download dei film acquistati solo nel caso della risoluzione HD: quelli in 4K, proprio perché paragonabili alla qualità di un UHD Blu-ray (“Hitman-Agente 47” peserebbe 38.6 GB, mentre “Batman vs Superman – Dawn of Justice” andrebbe sugli 89,8 GB!), si è scelto di renderli fruibili solo via streaming. Ragionevole, certo: peccato che Apple, per garantire un servizio di buona qualità, richieda almeno 25 Mbps costanti come ampiezza di banda e le linee, in Italia, raramente hanno questa qualità. A meno di non avere la fibra, nella maggior parte dei casi, si è condannati ad una snervante visione dei contenuti con continue fasi di buffering

Considerando, infine, il costo del set-top box Apple, notevolmente superiore (199 euro per la versione con 32 GB di storage, e 219 per quella da 64 GB) a quello di un economico equivalente androidiano (se ne trovano anche sotto i 40 euro!), la beffa è servita. 

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