Vittorio Sgarbi non è mai stato un personaggio semplice da gestire per i suoi interlocutori: sin dagli albori della sua esperienza televisiva, il celebre critico d’arte ha sempre manifestato un amore particolare per l’arte della retorica così come per quella della polemica, mettendosi spesso e volentieri al centro di situazioni particolarmente controverse.
Negli anni questa caratteristica è stata addirittura ancor più esasperata se possibile, a tal punto che oggi, su Facebook, Vittorio Sgarbi è diventato un’autentica personalità per gli amanti del trash talking “che ha qualcosa da dire”. A differenza di altri personaggi habituée dei social network famosi solamente per esternazioni più o meno prive di consistenza, l’erede spirituale di Carmelo Bene può infatti vantare una cultura effettivamente spaventosa.
Ed è proprio questo il fattore sul quale Sgarbi gioca apertamente, divertendosi come un bambino: il fatto che, nonostante tutto, anche le dichiarazioni apparentemente più allucinate celano in realtà una cognizione di causa di fatto incontestabile. L’ultima in ordine di tempo è arrivata in occasione di un’intervista rilasciata dal “nostro” al quotidiano Il Giorno.
Nella fattispecie, a far clamore sono state le seguenti parole: “Sarò io il prossimo Presidente del Consiglio“. Dinanzi a Rosalba Carbutti, Vittorio Sgarbi ha effettivamente manifestato l’intenzione di creare il “partito della bellezza“, perché (sempre seguendo testuali parole del critico): “Rispetto alla merda che c’è in giro ho chance“.
L’opinionista si è ritratto come “un po’ grillino e un po’ trumpino, ma più colto. Quindi è fatta“, candidandosi così – quantomeno virtualmente – al ruolo di Premier per il dopo Renzi. D’altronde il ritratto della politica italiana illustrato da Sgarbi alla Carbutti è stato decisamente impietoso: si va da Salvini leader “solo della Lega” al Berlusconi “dell’Italia fossile“, ad un Matteo Renzi in tutto ciò virtualmente salvo anche col 35% dei voti al referendum, proprio grazie alla divisione dei partiti.
Una situazione che impartisce una lezione evidente, a detta dell’intervistato: “Chi corre da solo, vince. Ed io sarò Premier“. Un’affermazione che suona effettivamente come una semplice provocazione; ma se così non fosse, siamo sicuri che un tuttologo con la cultura, la faccia tosta e l’irriverente (ma sempre contestuale) intraprendenza di Vittorio Sgarbi sarebbe davvero un male per il nostro Paese, visti i risultati conseguiti da chi l’ha guidato negli ultimi vent’anni?