Rocco Siffredi è senz’altro uno degli attori più conosciuti dell’intero panorama nazionale italiano, e poco importa il fatto che la sua carriera sia stata costruita grazie all’industria del porno: quello che poteva sembrare un handicap in un Paese da sempre perverso nella sua concezione estremizzata del politicamente corretto, si è rivelato essere invece un vero e proprio trampolino di lancio.
Tant’è che oggi il “Rocco nazionale” è una delle personalità più amate di tutta la penisola, e non si contano più le sue comparsate in televisione tra reality show, spot pubblicitari e persino campagne sociali. La verità è che il pornodivo ha saputo sfruttare al massimo la sua popolarità per diventare un’icona della nostra epoca, tant’è che oggi – quando si parla semplicemente di “Rocco” – è difficile trovare qualcuno che non comprenda al volo a chi ci si stia riferendo.
Ma la vita di un attore porno non è tutta rose e fiori, sebbene il mestiere appaia tutt’altro che spiacevole. Nel corso di un’intervista concessa a Vanity Fair infatti, Rocco Siffredi si è messo a nudo – stavolta metaforicamente – parlando non solo della sua vita privata, ma anche delle sue paure.
“Desideravo che i miei figli crescessero sapendo che il loro papà era stato un attore porno, ma non lo era più” ha dichiarato l’intervistato al magazine di gossip, parlando di quando dieci anni fa decise di smettere con i film hard, salvo poi tornare sui propri passi.
Ma lasciare un mondo del genere è tutt’altro che semplice, tant’è che lo stesso Rocco Siffredi ha poi confessato che di avere ricominciato quella vita perché “andavo a mignotte: donne, trans, vecchie. Mi sono capitate situazioni assurde“. Qualcuna tra loro lo riconosceva; altre invece, dopo avere appurato con sorpresa la sua oramai celeberrima dote, gli consigliavano – non senza suscitare un sentimento di tragicomico disappunto – di provare a farsi una carriera come attore porno.
Nell’intervista rilasciata a Vanity Fair, preludio del documentario che andrà in scena a Venezia, il 52enne ha rivelato che anche il suo secondo addio al cinema a luci rosse è stato traumatico, ma da allora è riuscito a non cedere alle lusinghe delle trasgressioni più eccessive. Anche se la sua paura più grande, come confessato da lui stesso, è proprio quella di diventare come suo padre.
Rocco Siffredi ha descritto il genitore come “Un uomo buono, gentile ma inesistente […] spesso si infilava in ogni casa con la scusa del bicchiere d’acqua, del caffè, sperando di trovare una donna sola. Mia madre era gelosa, ha sofferto fino all’ultimo. E’ morta di cirrosi epatica, e quando stava per entrare in coma, lui flirtava con la signora del letto vicino“.
E’ questa l’ultima immagine che Rocco ha di “mamma e papà insieme”. Ed il suo terrore, a cinque anni di distanza dalla morte del padre, è proprio quello di poter finire come lui: un uomo buono, gentile ed onesto, ma patologicamente ossessionato dal sesso. A tal punto, come svelato dal pornoattore, da andare a trovare le vedove dei suoi amici defunti subito dopo la morte di questi ultimi, per poterle consolare in una maniera che lascia ben poco spazio all’immaginazione.