"Nullafacente poco di buono", Zucchero condannato a risarcire 37mila euro ad un ex amico per diffamazione

Zucchero è stato condannato a risarcire 37mila euro ad un ex amico per diffamazione. Nella sua autobiografia, il cantante lo aveva definito un poco di buono nullafacente e "puttaniere". "Ha compromesso le relazioni sociali e familiari della parte offesa".

"Nullafacente poco di buono", Zucchero condannato a risarcire 37mila euro ad un ex amico per diffamazione

Zucchero è stato condannato a dover risarcire 37mila euro ad un ex amico, del quale aveva parlato nella sua autobiografia definendolo un poco di buono, “puttaniere” e nullafacente. A condannare il cantante italiano è stato il tribunale civile di Massa, che ha stabilito che c’è stata diffamazione nel libro da lui pubblicato e l’ha condannato al risarcimento.

La vicenda inizia nel 2011, quando Zucchero, nome d’arte di Adelmo Fornaciari, pubblica la sua autobiografia dal titolo “Il suono della domenica – Il romanzo della mia vita“, uscita l‘8 novembre 2011 ed anticipata pochi giorni prima da un omonimo singolo. Nel libro, il cantante ripercorre la sua vita dalla nascita al 2011, raccontando episodi della sua vita personale, tra le quali il rapporto con la nonna Diamante e il doloroso divorzio dalla ex moglie, e professionale.

Nelle pagine dell’autobiografia viene nominato anche questo compagno di strada di Zucchero, da lui definito un poco di buono, “puttaniere” e nullafacente. Una descrizione che è costata a Zucchero una denuncia per diffamazione da parte dell’ex amico, assistito dagli avvocati Alessandro Fontana e Catia Buratti, approdando in tribunale.

L’uomo ricevette l’autobiografia in regalo da parte della figlia, che sapeva della pregressa frequentazione del padre con Zucchero, per Natale di 8 anni fa. “Purtroppo, la lettura del romanzo provocò sconforto e malessere nei familiari del mio assistito”, ha dichiarato l’avvocato dell’accusa, mentre Zucchero si è difeso, sostenendo che quelle espressioni erano in funzione della “trama narrativa“.

Di diverso avviso il giudice Domenico Provenzano, che ha confermato che le espressioni utilizzate nell’autobiografia sono “lesive della reputazione“, ed hanno “compromesso le relazioni sociali e familiari della parte offesa, i cui rapporti con la coniuge si sono significativamente deteriorati”. Il giudice ha infatti ritenuto che la descrizione dell’uomo presente nel libro non sia coerente con l’intreccio del racconto, e che l’unico effetto che ha avuto sia stato quello di “recare discredito“all’ex amico.

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