Maradona, parla il detective assunto per spiarlo: "Ne faceva di tutti i colori"

Tra i tanti che in queste settimane hanno parlato di Diego Armando Maradona, c'è anche un detective di nome Charlie, pagato dal Siviglia per seguire e controllare il Pibe De Oro.

Maradona, parla il detective assunto per spiarlo: "Ne faceva di tutti i colori"

Intervistato dal periodico argentino Vox Populi, l’investigatore Charlie (probabilmente si tratta di un nome di fantasia) ha raccontato alcuni dettagli riguardanti la vita dissoluta che Diego Armando Maradona conduceva quando militava nel Siviglia, la squadra spagnola dove il Pibe De Oro approdò dopo essere stato diversi anni a Napoli. Charlie, infatti, era l’investigatore privato che il club pagava per seguire Maradona, per spiarlo e controllarlo quando era fuori dal campo.

Questo perché la fama di Diego ormai lo precedeva ed era impossibile ignorare il fatto che, se in campo era impeccabile, un vero artista del calcio che raramente sbagliava un colpo, fuori dal campo era tutto un altro discorso. Da Napoli erano trapelate voci fondate secondo cui Maradona conduceva una vita dissoluta, tra droga, alcol e amicizie equivoche; uno stile di vita del tutto incompatibile con quello che dovrebbe avere uno sportivo.

La vita dissoluta di Diego Armando Maradona a Siviglia

Messo alle calcagna del Diez, Charlie diventò letteralmente la sua ombra e in poco tempo scoprì parecchie cose interessanti che non fecero affatto piacere ai vertici del club spagnolo. A quel tempo, Maradona abitava in uno chalet con una sola entrata e proprio questa caratteristica dell’abitazione rese molto facile controllare quello che vi succedeva all’interno. 

Charlie e i suoi uomini misero quindi un’auto fissa a presidiare la casa e si alternarono giorno e notte. “Quella casa era come El Corte Inglés” ha dichiarato Charlie a Vox Populi, spiegando che c’erano una ventina di uomini tra italiani e argentini che andavano e venivano. “Sono in strada da trent’anni e so che persone erano”, ha detto ancora l’investigatore privato, lasciando intendere che si trattava per lo più di spacciatori o comunque delinquenti. 

“È stato un disastro”, ha ammesso, ricordando come Diego tornasse alle cinque del mattino pur sapendo che alle dieci doveva essere al centro sportivo per allenarsi. Era tutto fuorché un giocatore modello, e quando infine decise di lasciare il Siviglia, la dirigenza gli presentò il conto, mostrandogli tutto quello che sapeva su di lui, con tanto di prove alla mano. E proprio il materiale accumulato dal detective Charlie servì al club per risparmiare parecchi soldi sulla buonuscita del Diez.

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