Piero Angela ci ha lasciato all’età di 93 anni dopo una vita al servizio dell’informazione, della divulgazione e della conoscenza. Sin dall’inizio degli anni ’70 ha portato la scienza sul piccolo schermo, seppur il grande successo l’ottiene nel 1981 con la trasmissione “Superquark” ove negli anni sono nati tantissimi programmi derivati da questo format.
Tra l’altro Piero Angela, prima di lasciarci, ha scritto una lunga lettera condivisa proprio dalle pagine social di “Superquark”: “Cari amici, mi spiace non essere più con voi dopo 70 anni assieme. Ma anche la natura ha i suoi ritmi. Sono stati anni per me molto stimolanti che mi hanno portato a conoscere il mondo e la natura umana. Soprattutto ho avuto la fortuna di conoscere gente che mi ha aiutato a realizzare quello che ogni uomo vorrebbe scoprire”.
Successivamente si dichiara soddisfatto che, nonostante la lunga malattia, sia riuscito a terminare tutti i progetti che aveva nella sua mente, tra cui sedici puntate dedicate alla scuola sui problemi dell’ambiente e dell’energia e l’ultimo disco jazz al pianoforte.
In questa lettera ha poi voluto ringraziare tutti i collaboratori, autori, tecnici e scienziati che gli hanno dato la possibilità di poter portare avanti le sue idee in televisione: “Carissimi tutti, penso di aver fatto la mia parte. Cercate di fare anche voi la vostra per questo nostro difficile Paese“.
Le parole di Pippo Baudo su Piero Angela
Intercettato ai microfoni di AdnKronos Pippo Baudo ha ricordato il divulgatore scientifico: “L’Italia deve molto a Piero Angela, ogni italiano gli deve qualcosa, per aver imparato qualcosa da lui. Dobbiamo ricordarlo con grande gratitudine e dalla Rai mi aspetto un gesto concreto per onorare la sua memoria. Mi aspetto che gli venga intitolato un pezzetto di Rai, perché lui davvero ha incarnato il servizio pubblico nella sua accezione più pura”.
Rivela di aver avuto sempre un rapporto molto amichevole con Piero Angela e il loro ultimo incontro è avvenuto per ricevere entrambi un importante premio, ricordando come anche in quella circostanza pensava al futuro e non al passato, considerando quindi quel riconoscimento una celebrazione conclusiva.