Liam Neeson deve molto del suo successo al film “Schindler’s list“, pellicola del 1993 diretta da Steven Spielberg, avente per oggetto il dramma dell’olocausto. Ma oltre a quella storica pellicola, l’attore irlandese ha preso parte a numerosi altri film, tra cui la trilogia di Taken, dove spesso ha dovuto recitare scene di violenza e brutalità.
Anche “Cold Pursuit“, il suo ultimo film, ha per oggetto una storia di vendetta, un tema che l’attore sembra aver già sperimentato sulla propria pelle. Grazie all’intervista promozionale rilasciata all’Independent, Liam Neeson ha infatti avuto modo di rievocare un episodio del suo passato, in cui egli stesso è stato accecato dalla sete di vendetta.
Come si può apprendere leggendo l’intervista, tutto ha avuto inizio nel momento in cui una donna a lui vicina è stata stuprata da un uomo di colore. Sconvolto dalla notizia, il 66enne interprete di “Scommessa con la morte” ha deciso di farsi giustizia da solo e di vendicarsi a modo suo.
“Ho iniziato ad andare su e giù di notte per le periferie con un bastone sperando di essere avvicinato da qualcuno, mi vergogno di dirlo, e l’ho fatto tipo per una settimana, sperando che qualche ‘bastardo nero’ uscisse da un pub e mi provocasse in qualche modo, sai? Così avrei potuto ucciderlo”, ha dichiarato Liam Neeson. In questi casi mentiva dicendo che si sarebbe assentato per fare una passeggiata, ma in verità le sue intenzioni erano decisamente molto più bellicose.
A distanza di anni, il candidato all’oscar nel 1994 come miglior attore riconosce di aver sbagliato. Allo stesso tempo ammette che non è stato semplice trovare la forza per raccontare alla stampa quei momenti terribili del suo passato. Per cercare una forma di discolpa, ha citato i Troubles, in altre parole le violenze degli anni ’60 che in tutta l’Irlanda del Nord provocarono oltre 3mila vittime. Fu proprio quel conflitto a influenzare il suo limite di violenza tollerabile, rendendolo un uomo spietato e brutale.