La pornostar Valentina Nappi condivide su Instagram un post scioccante: "Sono stata stuprata da Salvini"

Su Instagram la porno-star Valentina Nappi ha condiviso un post eclatante: a corollario di una sua foto l'attrice ha scritto una didascalia sconcertante che sta facendo notevolmente discutere.

La pornostar Valentina Nappi condivide su Instagram un post scioccante: "Sono stata stuprata da Salvini"

Il post della porno-star Valentina Nappi ha inevitabilmente scatenato un putiferio. Su Instagram l’attrice ha condiviso una foto con una didascalia suggestiva: “Sono stata ‘stuprata’ da Salvini“. A seguire la Nappi ha spiegato il motivo di tale scioccante frase: “Sono stata ‘stuprata’ da Salvini perché al di là di aspetti anche condivisibili (che pure ci sono) delle sue scelte concrete, e al di là del fatto che molte responsabilità non sono solo sue, Salvini ha riabilitato la peggiore cultura identitaria nazionalista“.

Per Valentina tale cultura si estrinseca nella triade Dio-Patria-Famiglia, in Babbo Natale, nella Befana, nella negazione del Ramadan, nella riproposizione del panettone rigorosamente a Natale e della colomba a Pasqua: “I gay sì ma la famiglia solo quella tradizionale, i crocifissi rigorosamente nelle aule, Dio nei discorsi degli esponenti politici e tutta la plebe unita comunitariamente dai vecchi ‘sani’ valori identitari nazionali tradizionali” .

Secondo la porno-star, in questi sette mesi di governo, la cultura fascista è tornata predominante e lo stupro culturale è da ritenersi di proporzioni immani. La Nappi ha osservato che la questione dell’immigrazione, al di là dei complessi aspetti pratici su cui non intende dilungarsi, è una questione culturale, la deriva che sta prendendo la società contemporanea, a suo dire, è intollerabile.

Valentina non vuol vivere in un paese con una cultura ufficiale unica, cattolica di destra, nazionalpopolare, ha sostenuto di voler risiedere in un paese ateo, multietnico, con un’identità culturale che affondi le proprie radici nell’Illuminismo e nel marxismo più illuminato, e che sviluppi queste ultime all’altezza della modernità contemporanea.

Per l’attrice il linguaggio rozzo, i modi spicci, i toni al limite del violento di Salvini, riportano a una cultura tribale che produce una aggressività contro il diverso simile a quella che si nota in alcune specie di primati: in virtù di tale concetto, secondo lei, il genocidio è qualcosa di differente solo per grado.

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