Carlo Verdone torna dietro la macchina da presa in occasione del nuovo film, che si intitola “Si vive una volta sola“. L’opera, che vedrà protagonisti Rocco Papaleo, Anna Foglietta, Max Giusti e Max Tortora, racconta il grande interesse del regista per la medicina; passione che l’ha reso un vero esperto almeno all’Università Federico II, che gli ha conferito una laurea honoris causae. In occasione dell’uscita del film, il sessantanovenne, ha rilasciato una lunga intervista per Vanity Fair dove ripercorre la sua vita, anche parlando della malattia della madre.
Carlo Verdone ha fatto della sua solarità un vero e proprio marchio di fabbrica, che lo ha reso celebre e amato dal pubblico anche per la sua capacità di passare da momenti di alta serietà ad altri molto più comici. Anche se, a prima vista, forse non si direbbe, la vita del regista non è stata sempre rose e fiori: “Sotto tanti aspetti, sono un uomo molto fortunato. È successo tutto quello che sognavo potesse succedere. Però poi se rifletto, non è vero che non abbia avuto momenti di grande difficoltà“.
Come lo stesso racconta al giornale, dopo la burrascosa separazione dalla moglie Gianna Scarpelli, si sarebbe trovato a dover affrontare la dura malattia della madre: “Quando mia madre si è ammalata di una sindrome neurologica rara e spietata per me furono quattro anni di merda“, si racconta, durante l’intervista.
Verdone, successivamente, la descrive come la persona a cui voleva più bene al mondo e, sebbene il sentimento profondissimo che li legava, confessa di aver desiderato più volte la sua morte: “Era arrivata a pesare 39 chili“, spiega parlando della sua delicata situazione. Durante la malattia della madre, Carlo, stava girando il film Acqua e Sapone, barcamenandosi tra la necessità di far ridere e la sofferenza nel cuore.
Veder soffrire la donna che lo ha messo al mondo, per il regista e attore italiano, è stato qualcosa che lo ha segnato nel profondo tanto che tutt’ora, confida, di non essersi mai perdonato un pensiero: “Stavo perdendo mia madre e mi ricordo che faticavo a perdonarmi perché desideravo morisse il prima possibile. Non si poteva vedere una persona ridotta così“.