Nel mondo iperconnesso del 2025 anche una frase detta durante un reality può trasformarsi in un caso mediatico globale, soprattutto se a pronunciarla è Kim Kardashian, tra le personalità più seguite del pianeta. Nell’ultimo episodio di “The Kardashians”, la star ha espresso il proprio scetticismo sulla realtà dello sbarco sulla Luna del 1969, citando una vecchia intervista di Buzz Aldrin in cui l’astronauta – secondo la sua interpretazione – avrebbe lasciato intendere che l’impresa dell’Apollo 11 non sia mai avvenuta davvero. Kardashian ha preso alla lettera una dichiarazione in cui Aldrin affermava che “non ci fu nessun momento spaventoso, perché non accadde nulla”, ignorandone completamente il contesto: il celebre astronauta stava parlando di un frangente specifico della missione, non di tutta la storica esplorazione lunare.
La reazione della NASA non si è fatta attendere, complice anche l’amplificazione virale della clip sui social. Sean Duffy, amministratore ad interim dell’agenzia spaziale statunitense, ha risposto su X con un tono brillante ma inequivocabile: “Sì, Kim Kardashian, siamo stati sulla Luna. Sei volte!”. Una risposta che richiama i sei allunaggi compiuti tra il 1969 e il 1972 nell’ambito del programma Apollo, un capitolo fondamentale della storia scientifica mondiale.
Duffy ha poi rilanciato invitando Kardashian a presenziare di persona a un prossimo lancio dal Kennedy Space Center, con l’obiettivo di trasformare la polemica in un’occasione di divulgazione e contatto diretto con il lavoro di chi porta ogni giorno l’umanità nello spazio. La discussione evidenzia un fenomeno ricorrente: nonostante le prove fisiche, tecniche e documentali siano enormi e verificabili, la teoria del “fake” lunare continua a riemergere ciclicamente.
Dalle rocce lunari studiate nei laboratori della Terra ai retroriflettori ancora oggi utilizzati per misurare la distanza del nostro satellite, passando per le fotografie ad altissima risoluzione delle zone di allunaggio realizzate dalle sonde in orbita, la realtà dell’esplorazione lunare è supportata da evidenze schiaccianti. Eppure, alcuni contenuti decontestualizzati, meme e narrazioni virali riescono a insinuare dubbi anche in chi dispone di una platea sterminata di fan. Buzz Aldrin, che oggi ha superato i novant’anni, ha speso gran parte della vita a difendere la veridicità delle missioni Apollo. Le sue parole, spesso manipolate dal web, restano un riferimento per raccontare quell’impresa straordinaria che ha segnato l’inizio dell’esplorazione spaziale moderna. Il fatto che le sue dichiarazioni tornino a circolare in modo distorto mostra quanto sia ancora necessario distinguere tra informazione e spettacolo, soprattutto quando il mezzo che diffonde l’affermazione è più potente dei dati scientifici.