Il Generale Roberto Vannacci torna sotto i riflettori, non per il suo controverso libro “Il mondo al contrario“, ma per aver depositato una querela nei confronti di Pier Luigi Bersani, ex segretario del Partito Democratico. Le accuse di Bersani erano scaturite in risposta alle posizioni estreme del Generale, esposte nel suo libro e considerate razziste, misogine e omofobe. L’avvocato di Vannacci, Massimiliano Manzo, ha dichiarato di aver depositato diverse querele presso la Procura di Ravenna, in risposta a “offese verbali” subite dal Generale.
Bersani, definendo Vannacci più o meno indirettamente un “testicolo”, lo accusò di detenere posizioni estreme senza aver letto direttamente il libro. Questo evento fa pensare che Bersani non sia l’unico a ricevere una denuncia e che potrebbero esserci altre azioni legali in arrivo. Il caso Vannacci aveva già generato settimane di polemiche, coinvolgendo diverse sfere della società, dalla cultura alla politica. Il Generale, questa volta, ha deciso di rispondere legalmente alle critiche ricevute, dando inizio a una serie di querele.
La provocazione di Bersani si è manifestata durante la festa dell’Unità di Ravenna il 1° settembre, quando si chiese se fosse possibile dare dell’anormale a un omosessuale. Questa dichiarazione fu successivamente ribadita in un’intervista a Fanpage.it, dove Bersani affermò che gli sarebbe piaciuto essere querelato per queste parole, sottolineando che sarebbe stata una discussione interessante per il Paese. L’avvocato Manzo ha definito le parole di Bersani “aggressioni verbali palesemente diffamatorie”, evidenziando che molti critici, incluso Bersani, non avevano neppure letto il libro del Generale prima di esprimere le loro opinioni.
Ha sottolineato che tali fatti andrebbero oltre le argomentazioni di Vannacci, diventando un pericoloso attacco antidemocratico e una forma di censura, dovrebbero invece essere tutelate dall’articolo 21 della Costituzione. La discussione sulla gravità tra dare dell’anormale a un omosessuale e dello stupido a un generale potrebbe ora trovare spazio in tribunale, se la denuncia di Vannacci avrà seguito. Le parole di Bersani durante la festa dell’Unità erano state forti e provocatorie, suggerendo addirittura lo scioglimento dell’esercito e delle istituzioni in un “grande bar” dove si potesse insultare liberamente in base alla propria diversità.
Secondo i legali di Vannacci, il linguaggio utilizzato da Bersani è andato oltre i limiti della critica costruttiva, trasformandosi in una volgare offesa personale. Hanno sottolineato anche la gravità della presa di posizione di Bersani, basata su voci non verificate e senza una conoscenza diretta del pensiero del Generale. In conclusione, il confronto tra Bersani e Vannacci si sposta ora dallo spazio pubblico a quello giudiziario, portando con sé un dibattito sul confine tra libertà di espressione e diffamazione, e sulla responsabilità che deriva dal criticare senza una comprensione approfondita dei fatti.