Marco Materazzi, classe 1973, ha da poco compiuto 51 anni; è stato un difensore d’altri tempi molto determinato. Marco era forte in fase difensiva ed era noto talvolta per eccedere nelle entrate e nei contrasti; non di rado riusciva ad essere pericoloso anche in fase offensiva, era infatti dotato di un ottimo sinistro e vista la sua altezza era molto forte nel gioco aereo.
Nel suo palmarès figurano le due coppe più ambite, quelle che ogni calciatore sogna di portare a casa da quando comincia a giocare a calcio, è stato infatti campione d’Europa con l’Inter e campione del mondo con la Nazionale di Marcello Lippi. Per arrivare a quei livelli però partì da lontano e fece la cosiddetta gavetta: Marco agli esordi giocò nei campi polverosi dei dilettanti, ha giocato persino in promozione.
Con l’Inter oltre a vincere 5 scudetti e tanti altri trofei nazionali, vinse la coppa dalle grandi orecchie, la Champions con Mourinho e Moratti, erano i nerazzurri del famoso triplete. Il centrale di difesa fu anche uno degli eroi del 2006 e in quel mondiale conquistato in Germania, bisogna dirlo, lui non doveva nemmeno giocare; il difensore titolare, che era designato per giocare accanto a Fabio Cannavaro, era il milanista Alessandro Nesta.
Nesta ebbe un infortunio nella gara del girone giocata contro la Repubblica Ceca. Da lì in poi è stato scelto dal ct per sostituire il difensore romano e Materazzi giocò sino alla finale e si rivelò un calciatore decisivo per la conquista del titolo mondiale. In finale segna, di testa, il preziosissimo gol del pareggio (l’Italia era in svantaggio per la rete siglata da Zidane), ma riesce anche a non fallire dagli undici metri; quella sera infatti furono necessari i tiri di rigore per stabilire la squadra campione del mondo.
La sua forte determinazione spesso lo ha fatto finire al centro delle polemiche e anche in quel campionato mondiale con gli azzurri viene infatti ricordato per aver causato la clamorosa l’espulsione del numero dieci transalpino Zinedine Zidane. Il franco algerino, forse dopo una provocazione, perse la testa e prese la rincorsa per dare all’avversario azzurro una testata all’altezza del petto.