Fabio Testi shock spara a zero sulla tv italiana: "Per lavorare in Rai devi essere gay, in Mediaset tossico"

L' attore Fabio Testi, da anni impegnato all’estero, intervistato da Radio Cusano Campus, ha rilasciato alcune dichiarazioni destinate a far discutere.

Fabio Testi shock spara a zero sulla tv italiana: "Per lavorare in Rai devi essere gay, in Mediaset tossico"

L’attore Fabio Testi, oramai da tempo lontano dalle scene del cinema e della tv italiana, in un’intervista rilasciata a Radio Cusano Campus, nel programma ‘L’italia s’è desta’, ha consegnato alcune considerazioni decisamente bizzarre in merito all’industria dello spettacolo italiana.

Il celebre attore sostiene di esser costretto a lavorare all’estero perchè la congiura di una particolare lobby italiana non gli consente di svolgere il proprio lavoro in patria: “Non se ne parla mai, ma anche noi uomini spesso riceviamo proposte assurde. Io mi sono trovato produttori gay che mi chiedevano di andare a Rio De Janeiro con loro altrimenti non avrei avuto la parte. Io mi mettevo a ridere”.

In merito al fenomeno “#Metoo” italiano afferma di aver visto numerosi amici accettare proposte indecenti per lavorare: “Io mi sono trovato a metà film col regista che mi diceva se non accetti vai a casa e io dicevo ‘Ok vado a casa’. Ma sai quanti sono caduti e sono scesi a compromessi?” Testi, incredibilmente, osserva che per lavorare in Rai occorre avere un tesserino gay e uno da tossico per lavorare in Mediaset. Espressioni decisamente forti destinate a far discutere.

Il coprotagonista di ‘L’importante è amare’ ritiene che in Italia il lavoro artistico sia limitato a certi gruppi e di esser tagliato fuori perché è un uomo troppo quadrato, senza tesserino: “Mi lasciano a casa così non gli rompo i coglioni”. Per concludere, durante l’intervista. si è lasciato andare anche a qualche considerazione politica: tra Salvini e Di Maio l’attore patteggia per il primo, e secondo lui, comunque, prima di criticarli e di metterli alla gogna, occorre vedere cosa saranno in grado di fare, ricordandosi sempre il deprecabile operato dei governi precedenti.

Il 77enne sentenzia, con rammarico, che i suoi tre figli lavorano all’estero perché purtroppo non hanno la possibilità di lavorare in Italia.

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