L’Imperatrice Sissi, il cui vero nome era Elisabetta di Baviera, anche nota per i numerosi film che, a partire dagli anni Cinquanta, raccontarono la sua indole dolce ma ribelle, è stata la consorte di Francesco Giuseppe d’Austria. Nata in Baviera, da una famiglia nobile ma di costumi semplici, ebbe diffoltà ad integrarsi nella vita viennese, ancora legata a cerimoniali rigidi. Irritata dall’infedeltà del marito, Sissi assunse un atteggiamento di sfida verso la corte, anche organizzando numerosi balli ai quali erano invitati i rampolli dell’alta società viennese senza i genitori, un vero e proprio affronto all’usanza e all’etichetta del tempo.
A causa di una grave malattia polmonare, sulla veridicità della quale sono sempre stati sollevati dei dubbi, l’Imperatrice Sissi si ritrovò sempre più lontana dalla corte austriaca e dal marito. Si ritirò per alcuni mesi in Portogallo, dove pare che l’aria di mare giovasse ai suoi problemi respiratori, in Costa Azzurra ed anche in Grecia, a Corfù, dove fece costruire anche un Palazzo.
E pare sia stata proprio la terra ellenica a darle l’ispirazione per un tatuaggio: amante del mare e della cultura greca, pare che nel 1888 l’Imperatrice Sissi si fece tatuare una piccola ancora sotto la spalla sinistra. Decise, inoltre, di tenere quel piccolo segreto per sè: anche Francesco Giuseppe d’Austria, scoprì quel dettaglio solo dopo la sua morte, nel corso dell’autopsia sulla sua salma.
Forse, affermano gli studiosi, solo l’ultima figlia, Maria Valeria, che è sempre stata considerata la prediletta di Sissi, era a conoscenza del tatuaggio. Infatti, in alcuni documenti ufficiali, sarebbe stata ritrovata una lettera dalla giovane nel dicembre 1888, che rivela di considerare quella piccola ancora “molto originale e per niente affatto così orribile“.
Oggi, la piccola ancora, che ai tempi dell’Imperatrice rappresentava una vera e propria trasgressione, è visibile sulla statua che la raffigura, presenta al Wachsfigurenkabinett, il famoso Museo delle Cere di Madame Tussauds di Vienna. Gli esperti che hanno studiato il caso, avrebbero deciso di riportare fedelmente questo dettaglio, nonostante alla fine dell’Ottocento i tatuaggi fossero decisamente malvisti.