Covid, Gerry Scotti racconta la sua dura esperienza: "Persone intubate, scene da film di fantascienza"

Gerry Scotti ha sconfitto il Coronavirus ed è tornato a casa. Sul Corriere della Sera racconta i difficili momenti vissuti al Covid Center dell’Humanitas: "Ai negazionisti dico di stare un’ora dove sono stato io".

Covid, Gerry Scotti racconta la sua dura esperienza: "Persone intubate, scene da film di fantascienza"

Gerry Scotti è finalmente potuto tornare a casa, dopo il ricovero durato 13 giorni al Covid Center per la positività al Coronavirus. Sulle pagine del Corriere della Sera, ha raccontato i difficili giorni del ricovero e tutto quello che ha visto con i suoi occhi e che descrive come “scene da film di fantascienza“.

Tutto è iniziato con “febbriciattola, stanchezza e colpi di tosse“, Gerry quindi intraprende la settimana delle cure fai da te che però non sortiscono gli effetti desiderati. Arriva poi la positività del tampone e la notizia di un ricovero necessario che gettano il conduttore Mediaset nello sconforto: “Mi è sembrato improvvisamente di essere al di là del Muro di Berlino, non so come altro spiegarlo. In un attimo ho rivissuto i sei mesi di paura, terrore, precauzione, speranza che stiamo vivendo tutti. Perché proprio a me? Sentivo di non sapere nemmeno da dove cominciare a capire da dove fosse partito tutto“.

Quando Gerry si sottopone al secondo controllo al Covid Center gli viene consigliato di ricoverarsi a causa dei parametri totalmente sballati di fegato, reni e pancreas. Si trovava nell’area dell’unità intensiva: “Perché quando entri nel pronto soccorso del Covid Center non c’è l’area rinfresco, l’area macchinette, l’area vogliamoci bene: si apre una porta e da lì in poi vedi tutto quello che hai visto nei peggiori telegiornali della tua vita. Sono diventato verde, ho sudato freddo”.

Gerry Scotti a un passo dalla terapia intensiva

I medici gli ripetevano di non preoccuparsi, non sarebbe entrato nella terapia intensiva ma avevano necessità di monitorarlo per accertarsi che non avesse bisogno di cure particolari. In quel momento Gerry si è reso conto che al di là di quella porta lo attendeva un incontro difficile con il suo destino: “Quella era l’ultima porta. Se decidevano di aprire quel varco… Io li vedevo tutti, vedevo 24 persone immobili, intubate, come nei film di fantascienza. Pregavo per loro invece che pregare per me”. Ha dovuto indossare il casco salvifico, che rappresenta l’ultima possibilità indolore prima di essere intubato.

Nonostante questi momenti di paura, Gerry è grato al suo pubblico per tutto l’affetto che ha ricevuto e che lo ha in qualche modo sostenuto. Racconta di essersi sentito più volte con Carlo Conti, anche lui positivo al Covid in quegli stessi giorni, e di essersi scambiato con lui informazioni sui loro percorsi di cura: “Abbiamo fatto come Coppi e Bartali… Ho ricevuto una marea di amore che fa bene al corpo e all’anima“.

Infine, ringrazia il personale medico del Covid Center dell’Humanitas: “Sono stati eccezionali”. Il centro, come spiega Scotti, è stato preparato in estate in soli due mesi per essere pronti alla seconda ondata. Nelle notti insonni, Gerry ha potuto vedere con i suoi occhi una moltitudine di ragazzi e ragazze sempre in movimento per salvare più vite possibile. Proprio loro hanno fatto una richiesta a Gerry, una volta fuori dalla struttura: “Dica che non siamo eroi, dica che siamo ragazzi e ragazzi che cercano di fare al meglio il proprio lavoro“.

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